1. “Europe braced for rising credit card defaults”, Financial Times. Ogni giorno ha la sua pena. E, secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi), da oggi in poi faremmo bene a preoccuparci di quello che succederà sul fronte carte di credito e dintorni. Secondo il Fmi: solo negli Stati Uniti, il cosiddetto credito al consumo – e quindi carte di credito, rate e quant’altro – vale poco meno di 2 trilioni di dollari (per la precisione 1.914 miliardi). E ben il 14% di questa montagna di debiti rischia – a causa della crisi economica e dei licenziamenti – di non essere pagata mai. Mentre in Europa, sempre secondo le stime del Fondo monetario internazionale, le cose vanno un po’ meglio. Ma non molto meglio. Nei 27 Paesi Ue, le solite rate e carte di credito e eccetera valgono 2.467 miliardi di dollari (1.728 miliardi di euro; cifra che equivale all’incirca il valore dell’intero debito pubblico italiano). E anche nel Vecchio Continente il 7% di questi debiti rischiano di finire a ramengo. Risultato: nuovi guai all’orizzonte per le banche. Anche se in questo caso, decisamente, repetita non iuvant.
  2. “I mutui degli inglesi arrivano da Pechino”, Il Sole 24 ore. Tempi duri per la Gran Bretagna. I sudditi di sua Maestà – è notizia della scorsa settimana – non solo stanno vedendo il loro Prodotto interno lordo crollare a un ritmo del 5,6% all’anno. Ma hanno anche il loro bel daffare per farsi prestare soldi dalle banche. Dopo anni di credito facile – e dopo che tante banche hanno rischiato letteralmente il crac – gli istituti di credito made in England hanno chiuso (prudenzialmente) i rubinetti. E sono molto più attenti a concedere prestiti o mutui. Per (s)fortuna, però, i consumatori più assetati di danaro hanno trovato un alleato inaspettato in Pechino. La Cina, infatti, per ora sta soffrendo poco per la peggior crisi economica degli ultimi 80 anni (tanto che il Pil di Pechino, nei tre mesi da aprile a giugno, è cresciuto addirittura dell’8%). E così le banche cinesi – che sono decisamente  più in forma delle cugine occidentali – stanno allargando la loro sfera di influenza. E sbarcando in forze anche a Londra, dove Bank of China offre mutui a condizioni migliori dei loro maggiori concorrenti. Segno dei tempi. E di un secolo che parla sempre più cinese.
  3. Le imprese a caccia di venditori e telefonisti, La Stampa. E in Italia? E in Italia, l’Isfol – l’istituto del ministero del Lavoro che si occupa di formazione dei lavoratori – ha, come ogni anno, stilato la classifica delle figure professionali più richieste. E al quarto posto assoluto, si sono piazzati gli addetti al recupero crediti. Perifrasi (apparentemente) innocua che sta ad indicare un universo che proprio innocuo non è: quello dei professionisti nel farsi pagare i debiti (con le buone a anche un po’ di cattive maniere). Un cattivo segnale? Dipende dai punti di vista. Il nostro ineffabile premier, al secolo il Cavalier Berlusconi Silvio da Arcore, direbbe che questo dimostra che aveva ragione lui: la crisi per qualcuno può davvero diventare un’occasione.

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