Pubblicato da Paxtibi su La Voce del Gongoro
Questo è un articolo da leggere e diffondere per contrastare l’assurda propaganda sulla pandemia suina, la terrificante minaccia che uccide meno del raffreddore per combattere la quale miliardi di dollari devono passare dalle tasche dei legittimi proprietari in quelle delle multinazionali farmaceutiche meglio collegate con il potere politico.
Un’incredibile farsa che illustra alla perfezione il funzionamento dello stato corporativo e fascista.
Di Andrew Bosworth
L’allarme è suonato. I politici, i dirigenti delle farmaceutiche ed i conglomerati dei media vorrebbero farci credere che una pandemia stile 1918 sia una minaccia reale. La pandemia del 1918, tuttavia, si è evoluta nelle condizioni uniche della Prima Guerra Mondiale, per quattro motivi specifici.
Perché il 2009 non è il 1918
Innanzitutto, la Prima Guerra Mondiale fu caratterizzata da milioni di truppe che vivevano nelle trincee allagate lungo il fronte occidentale. Questa zona di guerra si trasformò in un terreno fertile per un virus opportunista, come la letteratura medica rivela:
“… un paesaggio contaminato da irritanti respiratori quali il cloro ed il fosgene e caratterizzato da fatica e sovraffollamento, la parziale inedia tra i civili e l’occasione per il veloce ‘passaggio’ dell’influenza tra giovani soldati avrebbe fornito l’occasione per multiple ma piccole alterazioni mutazionali in tutto il genoma virale.” [1]
Secondo, la guerra vide lo sviluppo di accampamenti e porti d’imbarco militari su scala industriale, come Etaples in Francia, permettendo al virus dell’influenza di entrare in un’altra fase di mutazione accelerata. In quei giorni Etaples era una città improvvisata di 100.000 truppe provenienti da tutto l’Impero Britannico e dai suoi ex domini. Questi soldati erano concentrati in antigieniche caserme, tende e mense.
Oggi, molte città e nazioni hanno dense concentrazioni di persone; nessuna di queste, tuttavia, è geograficamente isolata nelle stesse condizioni di una guerra di trincea e degli schieramenti stile Prima Guerra Mondiale. Naturalmente, ci sono micro-popolazioni nelle prigioni (soggette a tubercolosi resistenti ai farmaci), nelle caserme militari (soggette ad agenti patogeni respiratori ed infezioni meningococciche) e sulle navi da crociera (soggette al Norovirus) – tutte prove del legame fra isolamento umano da un lato e malattia infettiva dall’altro.
Terzo, dopo la guerra, navi come la USS Alaskan si sono trasformate in capsule di Petri galleggianti. Migliaia di soldati vennero stipati come sardine per il lungo viaggio verso casa, permettendo che il virus si riproducesse all’interno di unità ermeticamente chiuse.
Quarto, le truppe vennero ammucchiate in vagoni chiusi per il viaggio di ritorno alle basi militari, dove infettarono le nuove reclute. Più tardi, fu documentato che i reggimenti dell’esercito le cui caserme prevedevano soltanto 13 metri quadri per soldato ebbero un’incidenza di influenza fino a dieci volte quella dei reggimenti che permettevano 23 metri quadri per persona. [2]
Il virus dell’influenza del 1918 diventò pandemico perché, durante la Prima Guerra Mondiale, il normale rapporto ospite-agente patogeno venne abbandonato quando milioni di giovani furono ammucchiati in confinamento geografico. Nella Prima Guerra Mondiale, un virus influenzale si presentò con un numero apparentemente illimitato di ospiti quasi tutti giovani, maschi e con il sistema immunitario compromesso. Non limitato e non controllato dalle usuali abitudini del comportamento umano, il virus è andato canaglia.
I virus dell’influenza sono furbi, ma non sono suicidi: se l’ospite si estingue anche il virus si estinguerà. La strategia evolutiva, dalla prospettiva del virus, è di rimanere un passo avanti – ma non due – al sistema immunitario sia degli esseri umani che degli animali. Il virus dell’influenza mira ad infettare e riprodursi senza uccidere una massa critica degli ospiti, del branco, in modo che la virulenza del virus si smorza dopo essere diventata mortale per gli individui ai margini della popolazione ospite: i deboli e gli anziani. La Prima Guerra Mondiale sconvolse questo rapporto sincronizzato e co-evolutivo fra i virus dell’influenza e le popolazioni umane.
Dal 1918 non c’è stata nessuna influenza abbastanza forte da produrre, in milioni di persone, una “tempesta di citochina,” che è una reazione esagerata immunologica che conduce all’edema polmonare (i polmoni si riempiono di liquido) – la maledizione di quelli con il sistema immunitario più forte, normalmente fra i 20 e i 40 anni.
Nelle normali pandemie di influenza, anche in quelle gravi, il virus uccide una parte dei deboli e degli anziani. Questo pare sia stato il caso nel 1837 per la Germania e nel 1890 per la Russia, benché le prove mediche certe scarseggino. Fu certamente vero per l’influenza asiatica del 1957 e l’influenza di Hong Kong del 1968, nessuna delle quali fu significativamente mortale per i giovani adulti. L’influenza del 1976-1977 venne esposta come bufala, truffa, con molto più morti per il vaccino che per l’influenza in sé.
Effettivamente, il 1918 fu un’aberrazione. Da allora, nessuna influenza ha falciato via tanta gente: circa 500.000 Americani e una cifra fra i 25 e i 50 milioni di persone in tutto il mondo in tre ondate: la prima a marzo, poi ad agosto (l’ondata più mortale), quindi ancora nel novembre del 1918, fino alla primavera del 1919.
Le origini della pandemia de 1918 si possono far risalire alle trincee della fronte occidentale nel 1915, 1916 e 1917: alla prima guerra industriale ed internazionale su vasta scala del mondo. Non ci fu altra causa: se la Prima Guerra Mondiale non fosse stata combattuta, è inconcepibile che la pandemia di influenza del 1918 sarebbe stata così severa. Oggi, nel 2009, assenti le condizioni della Prima Guerra Mondiale, è assurdo che le autorità politiche e mediche sostengano che l’influenza suina sia una minaccia alla società.
Le origini misteriose del virus dell’“influenza suina” H1N1
Se l’attuale virus dell’influenza suina H1N1 diventerà anormalmente mortale, tre sarebbero le principali spiegazioni: la prima, che il virus sia stato liberato casualmente, o sia fuoriuscito, da un laboratorio; la seconda, che l’impiegato scontento di un laboratorio abbia liberato il virus (come accaduto, secondo la versione ufficiale degli eventi, con l’attacco all’antrace del 2001); la terza, che un gruppo, una società o un ente governativo abbia liberato intenzionalmente il virus per interessi di profitto e potere.
Ciascuna delle tre alternative rappresenterebbe una spiegazione plausibile se il virus dell’influenza suina dovesse diventare mortale. Dopo tutto, il virus dell’influenza del 1918 era morto e sepolto – fino a che, cioè, degli scienziati hanno dissotterrato una bara per ottenere una biopsia del cadavere in essa contenuto. Più tardi, i ricercatori hanno similmente disturbato una donna Inuit sepolta sotto il permafrost. [3]
L’Istituto di Patologia delle Forze Armate degli Stati Uniti, con uno scienziato della Facoltà di Medicina di Mount Sinai, hanno quindi cominciato a ricostruire la Spagnola del 1918. Se l’Iran o la Corea del Nord si fossero dedicati ad esperimenti da Frankenstein (con tanto di saccheggio di tombe) per ricostituire il virus del 1918 gli Stati Uniti ed il Regno Unito avrebbero fatto fuoco e fiamme al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
La cosa interessante è che numerosi medici e scienziati sospettano che il virus dell’influenza suina sia stato coltivato in un laboratorio. Un noto virologo australiano, Adrian Gibbs – che è stato uno dei primi ad analizzare le proprietà genetiche dell’influenza suina del 2009 – crede che degli scienziati abbiano accidentalmente creato il virus H1N1 producendo vaccini. E il dottor John Carlo, direttore medico di Dallas Co., ha detto: “questa forma d’influenza suina che è stata coltivata in laboratorio è qualcosa che non è mai stato visto prima negli Stati Uniti e nel mondo, quindi questa è effettivamente una nuova forma d’influenza che è stata identificata.” [4] A causa di ciò, il virus dell’influenza suina del 2009 – che deve ancora essere rilevata negli animali – ha un pedigree piuttosto sospetto.
La campagna di propaganda
Su tutti i media mainstream, i notiziari annunciano una morte per influenza suina dopo l’altra (anche se l’influenza ordinaria uccide circa 35.000 americani ogni anno). Ad un esame più accurato di ciò che passa per giornalismo, si scopre che le vittime avevano “problemi sanitari di fondo,” “una comune condizione della salute di fondo,” o “condizioni mediche significative.”
Un titolo ha persino strombazzato: “Madre con influenza suina muore dopo aver partorito, lasciando il suo bambino prematuro a lottare per la vita,” e soltanto più tardi, sepolto in profondità nel resoconto sottostante, si spiegava che aveva “altri problemi di salute” che includevano l’essere costretta su una sedia a rotelle a causa di un grave incidente stradale.
Cittadini in tutto il mondo sono sempre più scettici sui titoli allarmistici seguiti da spiegazioni in caratteri minuscoli. Sono a disagio di fronte ai tentativi di creare il “bispensiero” – un termine coniato da George Orwell in 1984 che si riferisce all’intrattenere due idee contraddittorie simultaneamente, paralizzando il pensiero critico.
I media non hanno mai avuto l’abitudine di segnalare casi di persone che, senza motivo, sono morte d’influenza. Dei 35.000 americani che muoiono ogni anno per malattie correlate all’influenza, alcuni sono relativamente giovani e sani. Succede. Quest’anno, tuttavia, le loro storie occupano le prime pagine.
Secondo le ultime notizie l’influenza suina H1N1 può colpire i polmoni e condurre alla polmonite. Ma questo è ciò che distingue l’influenza dal raffreddore comune in primo luogo; ed ecco perché decine di migliaia di anziani muoiono ogni anno per sintomi di tipo influenzale. Fox News ha persino sostenuto che “questo cambia e subisce mutazioni e ritorna in forme diverse…,” (come tutti i virus dell’influenza). In breve, i media ora usano gli stessi sintomi ordinari dell’influenza per alimentare la paura.
Fortunatamente, un’onda crescente di media online sfida la propaganda. Nel 1976, non c’erano voci contrastanti e gli spot manipolativi della televisione del Centro di Controllo delle Malattie dominavano le onde radio. Fortunatamente, come testamento per la sfacciataggine ufficiale, questi video sono ora archivati e reperibili su internet sotto il titolo “1976 Swine Flu Propaganda.”
Ora come allora, la politica pandemica del governo degli Stati Uniti si alterna fra il ridicolo ed il ripugnante. Il sito del governo sull’influenza è rivelatore. In primo luogo, la sezione storica sul virus del 1918 è intellettualmente disonesta, non facendo assolutamente nessun collegamento fra le condizioni uniche della Prima Guerra Mondiale e la pandemia d’influenza; al contrario, il sito propaga l’errata nozione che questo virus sia spuntato fuori all’improvviso.5
In secondo luogo, il sito annuncia un assurdo video concorso in stile American Idol: “Crea un Video sulla Prevenzione o la Cura dell’Influenza & Vinci 2500 Dollari in Contanti!” (Il Congresso ha stanziato 8 miliardi di dollari per la prevenzione dell’influenza suina e può offrirne solo 2.500 ai proles – o, piuttosto, all’unico prole che, sollevandosi sopra la mediocrità, meglio ripeterà la linea del partito.)
E terzo, il sito incoraggia l’uso di Twitter per “essere informati…” C’è qualcosa di vagamente inquietante in un governo federale degli Stati Uniti che promuove Twitter come forma di resistenza all’autoritarismo straniero, mentre, simultaneamente, usa la rete sociale per confederare e proteggere ulteriormente l’abuso di potere nel paese.
1976 + 1984 = 2009
In definitiva, sembra che la pandemia d’influenza suina del 2009 non sarà un 1918. Potrebbe però essere una truffa stile 1976, con scopi di potere e profitto, con dentro una punta di 1984 di Orwell per buona misura.
Note
1. JS Oxford, A Sefton, R Jackson, W Innes, RS Daniels e NPAS Johnson, “World War I may have allowed the emergence of ‘Spanish’ influenza,” The Lancet/ Infectious Diseases Vol. 2 February 2002.
2. CR Byerly. 2005. Fever of War: The Influenza Epidemic in the U.S. Army During World War I. New York, NY: New York University Press.
3. Ann H. Reid, Thomas G. Fanning, Johan V. Hultin, e Jeffery K. Taubenberger, “Origin and Evolution of the 1918 Spanish Influenza Virus Hemagglutinin Gene,” PNAS Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America. Division of Molecular Pathology, Department of Cellular Pathology, Armed Forces Institute of Pathology, Washington, DC. Communicated by Edwin D. Kilbourne, New York
4. Paul Joseph Watson, “Medical Director: Swine Flu Was ‘Cultured In A Laboratory.” questa forma d’influenza suina che è stata coltivata in laboratorio è qualcosa che non è mai stato visto prima negli Stati Uniti e nel mondo, quindi questa è effettivamente una nuova forma d’influenza che è stata identificata, 26 aprile 2009.
5. http://www.flu.gov/