DI BUBBA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Casaleggio gestisce il blog di Grillo, ma anche quello di Di Pietro; inoltre produce dei dvd di Travaglio, che tiene una rubrica sul blog di Grillo e di Di Pietro. Tempo fa, anche Piero Ricca, un blogger, aveva una collaborazione con Grillo, e realizzava per lui delle interviste che venivano trasmesse sul blog. Ricca ha raccontato che i contatti e gli accordi sulla collaborazione avvenivano con la Casaleggio, non con Grillo, che addirittura era all’oscuro (a suo dire) dei motivi per cui Casaleggio aveva deciso di rompere la cooperazione col Ricca. Insomma, a decidere dei contratti e dei contenuti del blog non sembra essere il diretto Grillo, ma il gestore del suo sito. Stessa storia sembra emergere dalle parole di un altro collaboratore di Grillo, Daniele Martinelli (giornalista), il quale asserisce che i video da lui realizzati sono consegnati direttamente alla Casaleggio che di volta in volta decide se usarli per il blog di Grillo o di Di Pietro.
http://www.youtube.com/watch?v=TaRtlOIamkY&feature=related

Nei Meet up circolano voci che vogliono Casaleggio implicato nell’organizzazione nazionale dei meet up, e presente all’ultimo evento di Firenze, che era una specie di congresso dei meet up e delle liste civiche, nel quale si è parlato del programma politico appunto. C’è chi dice che lui partecipi pure alle riunioni di IdV, ma non mi sorprenderebbe visto che la Casaleggio è una società di marketing che supporta le aziende attraverso strategie di Rete, quindi non mi stupirei se Di Pietro si consultasse con Casaleggio per decidere su come muoversi. Ci sono almeno due convegni, ma forse di più, uno dei quali organizzato dalla stessa IdV, dove venne chiamato come moderatore uno della famigerata società, più precisamente Enrico Sassoon (ricordatevi questo nome). Ma perché proprio lui, con tutti i giornalisti che ci sono in giro? http://www.radioradicale.it/scheda/229067/la-scomparsa dellinformazione

Questi sono alcuni degli obiettivi e dei servizi che offre la Casaleggio: L’obiettivo della società è di sviluppare in Italia una cultura della Rete attraverso studi originali, consulenza strategica, articoli, libri, newsletter, seminari sulla Rete. (…) Mission Casaleggio Associati ha la missione di sviluppare consulenza strategica di Rete per le aziende e di realizzare Rapporti sull’economia digitale. (…) Casaleggio Associati dispone di competenze specifiche sulla Rete, tramite i suoi soci ed affiliati; della conoscenza del territorio di applicazione, dovuta ai Rapporti e ai Focus di settore; delle tendenze e delle best practice, grazie al network di partner statunitensi. http://www.casaleggio.it/ca/societa.php

Tempo fa, tra gli obiettivi della società, c’era anche, prima che venisse cancellato dal sito perché aveva suscitato scalpori, quello di creare in Italia “gruppi di pensiero e orientamento”, con ciò ad intendere probabilmente che si voleva sensibilizzare una parte della popolazione su argomenti cari all’azienda. Per esempio, ed è quello che sta facendo Grillo, espandere la fruizione di Internet in Italia, che, secondo Gianroberto Casaleggio, sempre circondato da grafici e statistiche, è uno dei migliori veicoli per il commercio aziendale. La Casaleggio è legata a parner discutibili, come Enamics, che offre servizi a multinazionali come JPMorgan, il dipartimento del tesoro Usa, aziende belliche come la Northrop Grumman. http://www.itnews.it/news/2004/1201101209575/casaleggio-associati-annuncia-la-partnership-con-enamics.html

Ora, molti soci della Casaleggio hanno un passato in Telecom, sono dei professionisti di alto livello. Perché Grillo, che parla contro il sistema e che proclama che la Rete è libera eccetera eccetera, perché Grillo si è affidato a questi? Se, come dice lui, è per un problema di organizzazione tecnica del blog, io dico che ci sono sicuramente centinaia di altre persone che possono fare questo lavoro, senza per forza dover pescare gente così equivoca come la Casaleggio, che non è estranea agli ambienti alti italiani, grazie al loro passato in Telecom e Olivetti e ai contatti con partner americani: su Youtube si possono trovare video di Gianroberto Casaleggio alla Camera di commercio di Milano, su un pulpito; e non mancano convegni della Casaleggio ospitati da lussuosi hotels come il Four Seasons hotel di Milano, dove si tengono incontri anche con la American Chamber of commerce. Ma Grillo pare abbia affidato a questi uomini in carriera la banale attività di supporto tecnico al sito. A meno che non ci sia dell’altro che Grillo non ci dice sul perchè del suo legame con la Casaleggio..

Ma adesso la cosa che mi sconvolge: ricordate Sassoon (vedi sopra)? Lui è uno dei 5 soci della Casaleggio, ed è stato per 8 anni, dal ‘98 al 2006, amministratore delegato della American Chamber of Commerce in Italy, una lobby di multinazionali in Italia. Ripeto: ma proprio con questi doveva mettersi Grillo? Uno studio del Cipi dice che le varie camere di commercio americane, legate tra loro, sono tra le più influenti lobby all’Unione Europea. Nella Amcham italiana ci sono Romiti, Microsoft, McDonald’s, e altri, guardate sul sito dell’Amcham se vi interessa approfondire.(amcham.it) Cosa fanno le lobby? Lobbing. Come saprete, nel 2003, quando c’era Berlusconi, fu introdotta la legge Biagi, che Grillo ha contestato tanto perché ha creato una nuova schiavitù in Italia. Nel 2004, Deborah Graze, console americano in Italia che si è data da fare molto ad esempio per l‘affare della base di Vicenza, si incontrava coi soci della Amcham. E questi sono brani tratti dal suo intervento:

American Chamber of Commerce: Welcome Lunch for Deborah Graze Milan, October 25, 2004 (…)Vorrei ringraziare il Presidente della Camera di Commercio Americana Mario Resca, l’Amministratore Delegato Enrico Sassoon ed il Consiglio di Amministrazione per avermi invitato a parlare. (…) sono lieta di lavorare con la Camera di Commercio e di sviluppare ulteriormente la nostra stretta collaborazione, (…)Sono colpita dall’ottimo livello di collaborazione e di impegno tra noi e i vostri soci per il raggiungimento degli obiettivi comuni. (…)La vasta gamma di interessi che riguardano i rapporti Stati Uniti-Italia e il dinamismo del nord-Italia rendono il nostro consolato un caso particolarmente significativo. Molte attività che svolgiamo sono fortemente correlate alla nostra collaborazione con la Camera di Commercio Americana.(…) la promozione del libero commercio, libero investimento, prosperità economica e sicurezza sono al centro della nostra missione in Italia. (…) Affinché le aziende internazionali si adattino alle nuove regole della nostra epoca, anche i lavoratori dovranno mostrare la necessaria flessibilità. La legge Biagi recentemente emanata in Italia è un passo positivo in questa direzione. Questi sforzi di riforma sono un passo in avanti per tutti noi. (…)La nostra collaborazione [tra Italia e Usa, ndr] continuerà dopo le elezioni, chiunque verrà eletto. http://milan.usconsulate.gov/news/news10262004.htm

Naturalmente non è una prova che la Amcham abbia fatto lobbing per introdurre la Legge Biagi, ma mi sembra che il documento racconti di una stretta collaborazione tra Usa e Amcham, e di una condivisione di valori, i valori delle comunità di affari internazionali. E chi ci dice che la Amcham non abbia caldeggiato quella legge presso vari esponenti politici? A voi pare compatibile il ruolo di Grillo come antisistema con quanto si apprende sulla Casaleggio e il suo socio Sassoon? Come pensa di contrastare i cattivi se dietro di lui ci sono quelli che io considero i “cattivi”? Di più, nel documento del consolato americano si può leggere che gli USA hanno un deficit di esportazioni in Italia, e che vogliono diminuirlo. Anche l’attuale console, Spogli, dice che gli investimenti in Italia sono penalizzati da vari aspetti, che andrebbero riformati a livello politico. E, guardacaso, abbiamo due entità politiche, Idv e le liste di Grillo, che stanno crescendo. Mi sto chiedendo se non stiano portando le istanze liberiste di certi gruppi di interesse americani nella politica.

Come sapete, qualcuno sta cercando di rovesciare Berlusconi. E si è visto che è una volontà soprattutto estera. L’Economist e altri giornali inglesi si sono scagliati contro Berlusconi. Paolo Barnard ha fornito degli esempi e ha tentato una spiegazione dei motivi di questo accanimento. Ecco cosa scrive dell’Economist: Passano due anni e il noto Economist (che non è quel bastione di progressismo che alcuni sciocchi qui pensano, nda) scrive: “L’Italia necessita urgentemente di riforme radicali, ma la coalizione di Berlusconi, che in teoria doveva essere dedita al Liberismo economico, ha fatto quasi nulla nei suoi 5 anni al governo” L’Economist vuole le riforme liberali, che avvantaggeranno la classe degli investitori stranieri. Anche Alesina propugna le riforme: l’università di Harvard negli USA indice un seminario ultra neoliberal sull’economia italiana, presente anche Gianfranco Pasquino (ops!). Nella pubblicazione degli atti si leggono le parole di Alberto Alesina, professore ‘Nathaniel Ropes’ di politica economica nel prestigioso ateneo, che dopo aver ricordato i compiti futuri del bravo Prodi, dice: “L’Italia ha problemi gravissimi, ha bisogno di una iniezione di libero mercato con riforme economiche neoliberali… fra cui ridurre le tasse, tagli all’impiego pubblico e alle pensioni, rafforzare il settore dei servizi, e rendere più facili i licenziamenti”. http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=116

Si lamentano di Berlusconi perché lui non è andato fino in fondo nelle sue promesse liberiste, e di ciò si lamentano anche al consolato americano. Ora, il signor Sassoon è nello Advisory Board , insieme a Bill Emmott (ex direttore capo dell’Economist), Alberto Alesina (Harvard), Renato Diverso (o Riverso) (ex presidente di IBM EMEA), Adriano De Maio (Regione Lombardia, Sottosegretario Alta Formazione Ricerca e Innovazione), ex rettore del Politecnico di Milano e LUISS) , Roger Abrasane (McKinsey, direttore emerito) e Giorgio Brunetti (della Bocconi), della Ruling Companies Association. Tra i soci onorari c’è Robert Kaplan (Harvard), Alessandro Penati (università Cattolica di Milano), Robert Sutton (Stanford University California). Tutti questi fanno parte di The Ruling Companies Association, un’associazione non profit che ha l’obiettivo di promuovere una "seria cultura d’impresa, avanzata e adatta ai tempi". http://www.rulingcompanies.org/

Come avete visto nel board, insieme al solito Sassoon, ci sono anche Alesina e Bill Emmott. Solo una coincidenza?

Se andate a dare una occhiata ai progetti del consolato americano in Italia, troverete anche quello che riguarda l’università italiana, da allacciare di più, come in America, alle imprese. Una cosa simile è stata proposta pure da Di Pietro. Dal suo sito: 12 Ottobre 2007 Lavoro, precarietà, futuro. Altro tema affrontato a Vasto è quello del lavoro. "I precari sono circa cinque milioni e mezzo, in prevalenza giovani che non possono pianificare il loro futuro, farsi una famiglia, aprire un mutuo. Il numero sta crescendo insieme alla fuga all’estero di molti laureati. Le protezioni sociali per queste persone sono inesistenti, la pensione, se l’avranno, sarà a livello di sopravvivenza. La legge 30 va rivista a favore dei lavoratori, non è possibile che alcune aziende siano fatte quasi completamente da precari con il solo obiettivo di godere di sgravi fiscali. Né che i precari guadagnino molto meno di un lavoratore dipendente. Il lavoro giovanile è un problema nazionale, una vera urgenza sociale. A questo si aggiunge la piaga delle morti sul lavoro, ogni giorno ci sono dei nuovi caduti per la mancanza di norme di sicurezza, è una vera e propria guerra. Lo Stato deve intervenire con l’inasprimento delle sanzioni, con un servizio di ispezioni reale ed efficace e non sulla carta come avviene spesso oggi. Chi causa la morte di un lavoratore, di frequente un capofamiglia, per incuria o mancanza di investimenti in sicurezza deve pagarne il prezzo anche con la chiusura dell’azienda. Un punto qualificante per lo sviluppo del Paese è la creazione di una reale integrazione tra imprese e università, come avviene ad esempio negli Stati Uniti. Innovazione, ricerca e mondo del lavoro devono entrare in sinergia sotto l’impulso di precisi indirizzi e di incentivi dello Stato e delle Regioni per creare nuovi distretti industriali. Inoltre, la diffusione della banda larga, la liberalizzazione del Wi-Max sono la base per lo sviluppo del Paese, ogni giorno che passa ci allontaniamo dall’Europa che conta. Se un bambino delle elementari danese o inglese studia collegato a Internet, da noi ci vuole uno zaino con dieci chili di libri e il ritorno alle tabelline invece dell’insegnmento obbligatorio della lingua inglese." http://www.antoniodipietro.com/2007/10/lavoro_precarieta_futuro_1.html

Si parla di rivedere la legge Biagi, ma potrebbe essere solo uno spot promessa da marinaio. Poi le università, che mi sembra molto simile al progetto del consolato americano. Infine c’è il Wi-max, che è una tecnologia per espandere la connettività ad Internet in Italia, una tecnologia che è spinta dalla Commissione Europea e dal wimaxforum, una organizzazione formata da industrie delle telecomunicazioni (come Intel, Siemens, Samsung ecc.) che hanno investito nella tecnologia e vorranno di certo un rientro dei loro investimenti. Grillo si lamentava che in Italia tale tecnologia era indietro per colpa dei soliti monopoli tipo Telecom. E Di Pietro ha preso nel programma tale obiettivo. Qui ne parla Grillo: Una persona senza orecchie e senza bocca. Un mostro uscito da una novella di Stephen King. Questo è il cittadino italiano senza connettività. L’accesso all’informazione attraverso la Rete deve essere gratuito, riconosciuto insieme alla carta di identità. I servizi via Internet devono essere accessibili da Castel Volturno a Pizzo Calabro, dalle periferie romane ai paesi dell’Appennino. La legge Pisanu che limita lo sviluppo dei punti Wi Fi va abolita. La Rete deve diventare come l’aria. Da una panchina di un parco o da un bar. Da un tunnel dell’autostrada o da un treno. Ovunque. La dorsale di accesso alla Rete va separata da chi fornisce i servizi. Deve tornare in mano pubblica, non di Mediaset, e fornire un servizio pubblico. I Comuni devono considerare la copertura della Rete allo stesso livello della rete idrica. Essenziale. Vitale. Per lavorare, per comunicare, per formare comunità, per informarsi. La Rete è trasparenza. Le sedute comunali vanno filmate dal Comune, a cura del Comune, trasmesse in diretta streaming, caricate su YouTube. I Comuni senza la connessione alla Rete o con velocità di accesso limitata sono tagliati fuori. Il vero Digital Divide per il lavoro e per l’informazione è tra il Comune connesso e il Comune disconnesso. La connettività è lavoro, promuove i servizi e le produzioni locali. La connettività è turismo. La connettività è democrazia. I Comuni a Cinque Stelle sono Comuni connessi. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

L’incontro nazionale delle Liste dei Comuni a Cinque Stelle si terrà a Firenze, al Saschall Teatro, domenica 8 marzo 2009. Le Cinque Stelle corrispondono a cinque aree specifiche: Acqua, Energia, Sviluppo, Ambiente e Trasporti. Oggi pubblico un post sulla CONNETTIVITA ‘ (SVILUPPO) Inviate le vostre considerazioni nei commenti. Iscrivetevi all’incontro nazionale dei Comuni a Cinque Stelle dell’otto marzo. CONNETTIVITA’ 1. Cittadinanza digitale a ogni residente 2. Favorire l’Introduzione di ripetitori Wimax per l’accesso mobile e diffuso della Rete e, allo stesso tempo, pretendere la diffusione dell’ADSL 3. Diffusione di punti Wi Fi nel territorio del Comune per una massima copertura, in particolare delle aree di maggior frequentazione 4.Servizi comunali disponibili, ogni volta che questo sia possibile, via Internet 5. Consigli comunali pubblici in diretta streaming via Internet 6. Incentivare la creazione di aree di telelavoro 7. Promuovere on line, con il concorso delle diverse aree produttive e di servizi, l’offerta presente nel Comune 8. Punti di accesso alla Rete nei posti pubblici, ad esempio le biblioteche 9. Promuovere corsi di informatizzazione e Internet 10. Dotare le scuole comunali di strutture per l’accesso a Internet (pc, stampanti, ecc.) da parte di studenti e insegnanti http://www.beppegrillo.it/2009/03/comuni_a_cinque_stelle_connettivita/index.html

Beppe Grillo sta convincendo gli italiani che lo seguono che non possono fare a meno del Wi-max, e li ha covinti a mettere in programma la sua introduzione. Grillo parla di favorire l’introduzione dei ripetitori Wi-Max. Ma questi ripetitori, chi sarà a venderli? Intel? Siemens? Samsung? Ecco allora la mia domanda: ma Grillo ci sta traghettando verso la democrazia e la giustizia, o ci sta manipolando per i fini commerciali di qualche gruppo d’interesse che vorrebbe espandersi ma è impedito in questo dai blocchi corporativi che Berlusconi difende col suo governo? Naturalmente quello che ho esposto è molto abborracciato e poco circostanziato, potrei sbagliarmi, ma il sospetto mi ha irretito. C’è un’altra questione che mi spinge a sospettare. Quella prospettata da Ferdinando Imposimato nel libro Corruzione ad Alta Velocità. http://www.edizionikoine.it/catalogo/corruz.html

Nel libro si parla anche di Di Pietro. Benchè egli sia stato assolto dalle accuse, gli autori del libro mettono in evidenza certi aspetti poco chiari del suo agire, e rilevano che le sentenze, benchè di assoluzione, contengano fatti accertati che ne incrinerebbero le virtù morali. In pratica c’è il sospetto, nel libro, che Di Pietro, come magistrato del pool di Milano, abbia favorito suoi inquisiti, salvandoli dalla giustizia, e che abbia invece cercato di incastrare altri. E questi sarebbero ad esempio imprenditori minori, distrutti da Mani Pulite, che invece avrebbe salvato molte aziende importanti. Qui riporto un brano tratto dall’introduzione:

Come in un romanzo avvincente, il dott. Di Pietro si districa fra avvenimenti di bassissimo profilo, furbescamente elabora e perfeziona tecniche inquisitoriali altamente selettive di fatti e personaggi, gestite per rendere malleabile la materia processuale, per elargire vie di fuga agli amici, nel mentre si costruiscono impraticabili cunicoli ciechi per gli avversari, (…), al suo amorevole conversare con inquisiti che diventano amici (soprattutto se gli possono garantire una imagine sui media), al ritrovarsi politicamente organico a leader di governo che, nel passato, erano stati bistrattati da indagati. (…) Una volta che la magistratura, dopo decenni di torpore, ha cominciato ad interessarsi di queste tematiche, perché lo ha fatto in maniera selettiva,e perché lo ha fatto sconvolgendo le norme e i principi che presiedevano alla modalità di esercizio dell’azione penale? La risposta a questo quesito è nei fatti (…) si è voluto determinare una ristrutturazione dell’assetto politico, funzionale all’ipotesi di nuovo assetto istituzionale (…), e una simmetrica ristrutturazione del sistema imprenditoriale che tende a privilegiare i cosiddetti poteri forti, e cioè il grande capitale e la speculazione finanziaria (…). Su questo sito si può trovare il capitolo del libro su Di Pietro, in 5 parti: http://orizzonteinfinito.blogspot.com/ (segnalo che il libro di Imposimato figura nelle note bibliografiche di "Mani pulite", un libro di Travaglio-Gomez-Barbacetto uscito nel 2002, e se ne parla anche in "Italiopoli" di Oliviero Beha, uscito nel 2007)

Questa interpretazione mi ha fatto pensare che Tangentopoli sia stata pilotata da qualcuno per far fuori le vecchie classi dirigenti, forse dai liberisti stranieri, che volevano colonizzare più di quanto non sia già il nostro Paese. Mani Pulite fu l’inizio per il cambiamento degli assetti politici. Dopo aver fatto fuori la vecchia dirigenza, appoggiarono Berlusconi, che si proponeva come liberista, ma poi, dopo che si era dimostrato più conservatore dello stesso Ulivo, lo vollero detronizzare. Ed è per questo che la stampa estera lo attacca. E Di Pietro, protagonista di quell’azzeramento della classe dirigente, sarebbe, per come sospetto io , il referente politico di alcuni liberisti (in Europa IdV sta nel gruppo dei Liberali), e di interessi rappresentati dall’Amcham. Grillo è legato sempre a costoro, nella figura di Sassoon, e Travaglio pure, in quanto edito da Casaleggio. Travaglio ha una rubrica sul blog di Grillo, trasmessa in diretta pure sul sito di Di Pietro. Ma v’immaginate voi, se Di Pietro dovesse fare qualche porcata, Travaglio che la descrive in diretta agli elettori di Di Pietro connessi al blog di Tonino? E’ ridicolo, Travaglio non farebbe mai una cosa del genere, e lo si vede anche dal suo comporatamento di difesa di IdV, dalle sue dichiarazioni di voto per Idv. Grillo e Travaglio portano voti all’IdV. Sono tutti insieme. E convincono gli italiani che c’è bisogno di questo, di quest’altro, e per convincere la gente si sono affidati ad una società esperta di tecniche di commercializzazione e marketing, la Casaleggio. Voi come la vedete? E come vedete soprattutto il legame di Grillo con Sassoon? Volo troppo con la fantasia? Ci sarebbe altro da dire ma sono stato già abbastanza prolisso e non sono bravo a fare un discorso ben articolato.

Aggiungo, infine, una notiziola che potrebbe far pensare che gli interessi di Grillo per l’ambiente e per le energie rinnovabili non siano dettati da semplice disinteresse. Infatti, il nostro Sassoon ha una azienda, la Global Trends, che si occupa di energie rinnovabili. http://beppegrillo.meetup.com/280/it/messages/boards/thread/6148181/60#29632132

E a quanto pare, il naso di Sassoon aveva fiutato il mercato delle rinnovabili giè negli anni novanta: L’ ECO – INDUSTRIA GARANTISCE NUOVI LAVORI Repubblica — 08 aprile 1994 pagina 1 sezione: AFFARI & FINANZA MILANO – Le buone notizie arrivano dalla Germania: l’ industria dell’ ambiente ha già creato in quel paese 680 mila posti di lavoro. E le prospettive, per i prossimi anni, sono quanto mai affascinanti. Infatti, a giudizio del Diw, autorevole istituto di ricerca di Berlino, nel Duemila i posti di lavoro nell’ industria "verde" saranno almeno un milione. "L’ ambiente è la nuova priorirà strategica per gli anni ‘ 90", avevano scritto lo scorso anno Enrico Sassoon e Cristina Rapisarda Sassoon nel loro libro ‘ ‘ Management dell’ ambiente’ ‘ (edito da Il Sole 24 Ore Libri), ricordando le prospettive della "questione ambientale" sia per le grandi imprese in generale (dalla Fiat alla Bayer, dall’ Ibm alla Dow Chemical) sia per le attività particolari di aziende specializzate in tutela e recupero dell’ ambiente. E nel nome dell’ ambiente può cambiare radicalmente la cultura industriale dell’ Occidente, può essere definito un nuovo modo di produrre e di lavorare, possano sorgere nuove attività, nascere nuove imprese. In un panorama dei paesi occidentali in cui la ripresa economica, comunque timida e lenta, crea pochissimi posti di lavoro, l’ industria ambientale sembra l’ unica a stimolare ulteriori occasioni d’ occupazione. Un paio di anni fa, parecchi tecnici "verdi" riuniti a Rio, per la Conferenza per l’ Ambiente, erano stati molto chiari: il mondo occidentale sta diventando sempre più ricco, tanto da poter pretendere, accanto alla produzione di beni di consumo sempre più sofisticati, anche un ambiente più sano e pulito. E nei paesi in via di sviluppo e soprattutto in quelli di più recente ma anche più intensa industrializzazione (come per esempio l’ Estremo Oriente) può crescere una cultura industriale che eviti le devastazioni ambientali che l’ Occidente ha provocato, ma dei cui guasti adesso prende coscienza. "La salvaguardia e il risanamento delle risorse ambientali – spiega Gianfranco Dioguardi, nell’ introduzione al libro dei Sassoon – sono problemi che il recente ‘ ‘ vertice della Terra’ ‘ a Rio de Janeiro ha posto drammaticamente al centro dell’ attenzione di tutti i paesi, perché si richiede una particolare attenzione proprio per le nuove normative ambientali e si stimola una maggiore coscienza ecologica con la necessità di porre in risalto le variabili ambientali fra quelle strategiche dell’ impresa, in modo da affrontare meglio i processi di sviluppo". "Nella Comunità europea in particolare – continua Dioguardi – le normative ambientali hanno cercato di coniugare le regole della qualità in questo campo con quelle più consolidate dell’ economia. Ma anche il problema della fiscalità ambientale, con i relativi incentivi economici, diventa di prioritaria importanza. Si è recentemente proposto, per esempio, l’ uso di strumenti di incentivazione economica per fornire al soggetto inquinante stimoli economici tali da modificare il suo atteggiamento". Dioguardi distingue le imprese tra "passive" (quelle che percepiscono l’ ambiente solo come un problema e quindi come una fonte di costi), "adattative" (le organizzazioni imprenditoriali in grado di reagire alle problematiche ambientali con precise proposte di innovazione e cambiamento) e infine "pro-attive", quelle che percepiscono la problematica ambientale "come vera e propria fonte di opportunità, per meglio esprimersi in termini di efficienza e di nuovi valori compiuti rappresentati sul mercato". Sia dalle imprese "adattative" che da quelle "pro-attive" possono sorgere nuove opportunità di lavoro. Se gli esperti dell’ istituto tedesco Diw parlano, come abbiamo visto, di un milione di nuovi posti di lavoro, altri osservatori ritengono che in tutta Europa, nel giro di pochi anni, il "business ambientale" possa diventare la più moderna e attiva occasione di occupazione qualificata e innovativa. L’ Oecd, sul piano internazionale, stima infatti il "mercato verde" pari a 200 miliardi di dollari all’ anno. E la Commissione europea, con grande ottimismo, nel suo "libro bianco" sull’ occupazione, sostiene che l’ eco-industria sarà per l’ Europa un settore chiave, almeno come quello delle telecomunicazioni. Gli imprenditori tedeschi, più rapidi e lungimiranti dei loro colleghi di altri paesi, si sono già mossi con grande intelligenza: nella seconda metà degli anni ‘ 80 un terzo delle loro domande di nuovi brevetti ha riguardato tecnologie per "prodotti verdi". (…)E anche qui nell’ industria verde si apriranno opportunità per migliaia di nuovi posti di lavoro. http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/04/08/eco-industria-garantisce-nuovi-lavori.html

Obama parla di "verde" e "eco", e Grillo lo saluta come grande leader rivoluzionario. Ma questa storia dell’"eco-industria" parte da lontano e anzi, a me sembra non tanto dovuta ad una sensibilità delle industrie per l’ambiente, ma all’individuazione di un nuovo mercato tutto da sfruttare e che produrrà un nuovo boom del capitalismo. Si parla di nuovi posti di lavoro, e forse il vero scopo dietro a questo movimento verde delle aziende è quello di incrementare l’occupazione che i vecchi mercati del lavoro non riescono più ad assorbire, così da risolvere il problema della crescente disoccupazione mondiale, che è la prima fonte di instabilità politica.

Strano che Obama, sponsorizzato dagli investitori internazionali, parli di rinnovabili? E che ne parli pure Sassoon? E che Sassoon sia legato a Grillo (che pure lui ne parla e reclamizza il futuro "verde") tramite la Casaleggio?

Per riassumere: io penso che Grillo e co. abbiano dei piani, che mi sono però poco chiari. Se non sono piani, sono comunque particolari interessi che, per portarli avanti, hanno bisogno di alleanze con altri gruppi di potere italiani e internazionali. L’avventura di Grillo col suo blog parte in forma sperimentale, cercando di creare una base di consenso di italiani, per poi evolversi e studiare nuove strategie. Il culmine odierno di questo progetto è stata l’alleanza con DiPietro. Andate anche su youtube a vedere un filmato di Carlo Vulpio, che accusa la Casaleggio e DiPietro di averlo fatto fuori dalla terna con De Magistris e Alfano, perchè non lo volevano, in quanto personaggio potenzialmente scomodo. (aveva infatti definito "banditi" alcuni uomini di IdV al sud).

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