DI

ALISON WEIR
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 La scorsa settimana il principale quotidiano svedese ha pubblicato un articolo contenente del materiale sconvolgente: testimonianze e prove indiziarie che indicano che gli israeliani potrebbero aver prelevato gli organi di prigionieri palestinesi senza consenso per molti anni.
Peggio ancora, alcune delle informazioni riportate in questo articolo suggeriscono che in alcuni casi i palestinesi potrebbero essere stati catturali proprio con questo macabro scopo.

Nell’articolo “Si rubano gli organi dei nostri figli”, il combattivo giornalista Donald Boström scrive che i palestinesi “nutrono forti sospetti nei confronti di Israele per il sequestro di giovani da usare come riserva di organi del paese – accusa estremamente grave, con sufficienti punti interrogativi da giustificare l’apertura da parte del Tribunale Penale Internazionale di un’inchiesta su possibili crimini di guerra”. [1]
Nella foto: donatore di organi palestinese ?
Un esercito di funzionari israeliani e di apologeti è subito sceso in campo, accusando di “antisemitismo” Boström e la redazione del quotidiano. Il ministro degli esteri israeliano si è definito “inorridito” e ha definito l’articolo “un esempio infamante di accusa del sangue”. Un alto funzionario israeliano l’ha chiamato “pornografia dell’odio”.

La rivista Commentary ha scritto che la storia è “solo la punta dell’iceberg dell’odio anti-israeliano finanziato e promosso in Europa”. Molti hanno paragonato l’articolo all’“accusa del sangue” medievale (storie ampiamente confutate di ebrei che uccidevano per usare il sangue delle vittime a scopo rituale). Perfino alcuni scrittori pro-palestinesi si sono uniti al coro di critiche esprimendo scetticismo.

Il fatto è, tuttavia, che da molti anni venivano ampiamente riferite prove fondate di traffico pubblico e privato di organi, e anche peggio. Dato questo contesto, le accuse svedesi diventano molto più plausibili e suggeriscono che un’inchiesta potrebbe portare alla luce importanti informazioni.

Di seguito sono riportati alcuni esempi di articoli che hanno trattato questo argomento in passato.

Il primo trapianto cardiaco israeliano
Il primissimo, storico trapianto di cuore eseguito in Israele usò un cuore prelevato da un paziente vivo senza il consenso e senza avere consultato la sua famiglia.
Nel dicembre del 1968 un uomo di nome Avraham Sadegat (secondo il New York Times A Savgat) [2] morì due giorni dopo un ictus, benché ai suoi familiari fosse stato detto che “stava bene”.
Dopo avere inizialmente rifiutato la restituzione del corpo, l’ospedale israeliano dove era stato ricoverato si decise finalmente a restituirlo ai familiari. Questi scoprirono che la parte superiore del corpo era bendata; cosa strana, pensarono, per una persona morta d’ictus.
Quando tolsero le bende scoprirono che la cassa toracica era stata riempita di garza, e che mancava il cuore.
In quel periodo era stato effettuato il trapianto di cuore finito sulle prime pagine. Dopo lo shock iniziale, la moglie e il fratello del defunto collegarono i due fatti e pretesero delle risposte.
L’ospedale sulle prime negò che il cuore di Sadegat fosse stato usato nel celebre trapianto, ma la famiglia sollevò uno scalpore mediatico e fece appello a tre ministri del governo. Settimane dopo, e non prima che la famiglia ebbe firmato un documento impegnandosi a non fare causa, l’ospedale ammise che era stato usato proprio il cuore di Sadagat.
L’ospedale spiegò di avere agito in conformità con la legge israeliana, che permetteva l’espianto degli organi senza il consenso dei familiari. [3] (La Convenzione delle Nazioni Unite contro il Crimine Organizzato Internazionale include l’estrazione di organi nella sua definizione di sfruttamento umano.)
I sospetti riguardo al fatto che l’espianto del cuore di Sadagat potesse essere stato la vera causa della morte rimasero senza risposta.

La testimonianza del Direttore della medicina forense
Un articolo di Mary Barrett pubblicato nel 1990 sul Washington Report on Middle East Affairs e intitolato “Autopsies and Executions” (“Autopsie ed esecuzioni”) riferisce della grottesca uccisione di giovani palestinesi. Riporta anche un’intervista con il Dottor Abu Ghazaleh, ex direttore della sanità per la Cisgiordania sotto l’amministrazione giordana e direttore del reparto di medicina forense.

Barrett gli chiede della “diffusa ansia per i furti d’organi che tormenta Gaza e la Cisgiordania dall’inizio dell’intifada nel dicembre 1987”.

Risponde il direttore:

“Vi sono indicazioni che per una ragione o per l’altra durante il primo anno-anno e mezzo siano stati prelevati degli organi, specie occhi e reni. Le informazioni al riguardo erano così numerose ed erano state fornite da persone così credibili che è impossibile che non fosse successo niente. Se una persona si prende una pallottola in testa e torna a casa in un sacco di plastica priva degli organi interni, cosa può pensare la gente?” [4]

Misteriosa morte di uno scozzese
Nel 1998 uno scozzese di nome Alisdair Sinclair morì in circostanze sospette mentre si trovava in stato d’arresto all’aeroporto Ben Gurion.

La sua famiglia fu informata della sua morte e, secondo una notizia pubblicata da J Weekly, “… si sentì dire che aveva tre settimane per presentarsi con circa 4900 dollari per riportare a casa la salma di Sinclair. [Il fratello di Alisdair] dice che gli israeliani sembravano spingere la famiglia verso un’altra opzione: seppellire Sinclair in un cimitero cristiano in Israele, al costo di circa 1300 dollari”.

La famiglia mise insieme i soldi, riportò a casa la salma e fece fare un’autopsia all’Università di Glasgow. Risultò che mancavano il cuore e un piccolo osso del collo. A questo punto l’Ambasciata Britannica presentò una denuncia contro Israele.

Scrive il servizio pubblicato su J Weekly:

“Un cuore attribuito a Sinclair fu poi rimpatriato in Gran Bretagna, a spese di Israele. James voleva che l’Istituto Forense [israeliano] pagasse un test del DNA per confermare che il cuore apparteneva davvero al loro fratello, ma il direttore dell’Istituto, il Professor Jehuda Hiss, rifiutò sulla base dei costi proibitivi, stimati da alcune fonti attorno ai 1500 dollari”.

Malgrado l’Ambasciata britannica avesse ripetutamente chiesto i rapporti della polizia e dei patologi israeliani, le autorità israeliane si rifiutarono di concederli. [5, 6, 7]

Rappresentanti del governo israeliano sollevano la questione
Il giornalista palestinese Khalid Amayreh scrive in un articolo per CCUN (Cross Cultural Understanding):

“Nel gennaio del 2002 un ministro del governo israeliano ammise tacitamente che degli organi presi dai corpi di vittime palestinesi potrebbero essere stati usati per trapianti effettuati su pazienti ebrei senza che i familiari di tali vittime ne fossero a conoscenza.

“Il ministro, Nessim Dahan, rispondendo a una domanda posta da un membro arabo della Knesset, disse che non poteva smentire né confermare che organi di giovani e bambini palestinesi uccisi dall’esercito israeliano venissero prelevati a scopo di trapianto o di ricerca scientifica.

“‘Non potrei dire con certezza che una cosa simile non è accaduta’”.

Amayreh scrive che il membro della Knesset che aveva posto la domanda sosteneva “aver ricevuto ‘prove credibili che i dottori israeliani all’istituto di anatomopatologia di Abu Kabir estraevao organi vitali come cuore, reni e fegato dai corpi di giovani e bambini palestinesi uccisi dall’esercito israeliano a Gaza e in Cisgiordania”. [8]

Capo patologo rimosso dall’incarico per furto di organi
Per vari anni sono circolate accuse nei confronti del patologo di Stato israeliano, sospettato di furto di organi. Nel 2001 l’agenzia stampa nazionale israeliana riferiva:

“… i genitori del soldato Ze’ev Buzgallo ucciso in un incidente militare sulle Alture del Golan, stanno per presentare una richiesta alla Corte Suprema di Giustizia per chiedere l’immediata sospensione e incriminazione del Dottor Yehuda Hiss. Hiss è direttore dell’Istituto Forense Abu Kabir… Secondo i genitori, il corpo del ragazzo fu usato per esperimenti medici senza il loro consenso, esperimenti autorizzati da Hiss. [9]

Nel 2002 l’agenzia stampa riportava:

“La rivelazione della presenza di organi umani conservati illegalmente all’Istituto Forense Abu Kabir ha spinto il membro della Knesset Anat Maor, presidente della Commissione Scientifica del Parlamento, a chiedere l’immediata sospensione del direttore, il Prof. Yehuda Hiss".

Le autorità erano state messe in guardia sulla condotta illecita di Hiss già nel 1998, con la morte di Alisdair Sinclair, anche se per anni non fecero nulla. Riferiva The Forward:

“Nel 2001 un’indagine del Ministero della Sanità israeliano scoprì che Hiss era stato coinvolto per anni nel prelievo di organi come gambe, ovaie e testicoli eseguito senza il consenso dei familiari per poi vendere gli organi a scuole di medicina dove venivano usati per la ricerca e il tirocinio. Era stato nominato capo patologo nel 1988. Hiss non fu mai incriminato, ma nel 2004 fu costretto a dimettersi dalla direzione dell’obitorio nazionale dopo anni di lagnanze”. [10]

Rubare organi ai poveri
Secondo l’Economist, tra il 2001 e il 2003 in Sudafrica fiorì un racket dei reni. “I donatori venivano reclutati in Brasile, Israele e Romania offrendo loro da 5000 a 20.000 dollari per andare a Durban e donare un rene. I 109 destinatari, per lo più israeliani, pagarono 12.000 dollari ciascuno per una ‘vacanza del trapianto’; fingevano di essere parenti dei donatori e sostennero che non c’era stato alcun passaggio di denaro”. [11]

Nel 2004 in Brasile una commissione legislativa riferì che “Almeno 30 brasiliani hanno venduto i loro reni a un giro internazionale di trafficanti d’organi umani per trapianti eseguiti in Sudafrica e finanziati per lo più da israeliani”.

Secondo una notizia dell’IPS: “I riceventi erano soprattutto israeliani, che hanno diritto a rimborsi dell’assicurazione sanitaria di 70-80.000 dollari per interventi salvavita eseguiti all’estero”.

L’IPS scrive:

I brasiliani venivano reclutati nei quartieri più poveri del paaese e venivano pagati 10.000 dollari a rene, “ma con l’aumento dell”offerta’ i prezzi crollarono a soli 3000 dollari”. Il traffico era stato organizzato da un poliziotto israeliano in pensione, il quale disse che “non pensava di commettere un crimine, visto che la transazione è considerata legale dal governo di questo paese”.

L’ambasciata israeliana diffuse una dichiarazione smentendo qualsiasi forma di partecipazione del governo israeliano al traffico illegale di organi umani, ma riconoscendo che i suoi cittadini, in casi d’emergenza, potevano sottoporsi a trapianti di organi all’estero, “legalmente, nel rispetto delle norme internazionali” e con il sostegno finanziario della loro assicurazione medica.

Tuttavia l’IPS scrive che il capo della commissione definì la posizione di Israele “perlomeno ‘anti-etica’, aggiungendo che il traffico può avvenire su vasta scala solo se esiste una grossa fonte di finanziamento, come il sistema sanitario israeliano”. Affermò poi che le risorse fornite dal sistema sanitario israeliano “erano un fattore determinante” che rendeva possibile il funzionamento della rete. [12]

Capo dell’ospedale di Tel Aviv promuove il traffico d’organi
Continua l’IPS:

“Nancy Scheper-Hughes, che dirige il progetto Organs Watch (Osservatorio sugli Organi)   all’Università di Berkeley, California, ha testimoniato davanti alla commissione legislativa di Pernambuco che il traffico internazionale di organi umani cominciò circa 12 anni fa e fu promosso da Zacki Shapira, ex direttore di un ospedale di Tel Aviv.

“Shapira ha eseguito più di 300 trapianti di rene, talvolta accompagnando i suoi pazienti in altri paesi, come la Turchia. I riceventi sono molto ricchi o hanno buone assicurazioni mediche, e i ‘donatori’ sono persone molto povere dell’Europa Orientale, delle Filippine e di altri paesi in via di sviluppo, ha detto Scheper-Hughes, che è specializzata in antropologia medica”.

Israele persegue i trafficanti d’organi
Nel 2007 il quotidiano israeliano Ha’aretz riferì che due uomini avevano confessato di avere convinto “arabi della Galilea e del centro di Israele che erano mentalmente handicappati o soffrivano di grave patologie mentali di acconsentire a cedere un rene in cambio di denaro”. Poi si rifiutavano di pagarli.

Il quotidiano riferiva che i due facevano parte di una banda criminale che comprendeva un chirurgo israeliano. Secondo l’accusa, il chirurgo vendeva i reni così raccolti per somme che oscillavano tra i 125.000 e i 135.000 dollari. [13]

Sempre quell’anno un altro quotidiano israeliano, il Jerusalem Post, scrisse che erano stati arrestati dieci membri di un giro israeliano di trafficanti d’organi che prendeva di mira gli ucraini. [14]

In un altro articolo del 2007, il Jerusalem Post scriveva che “Il Professor Zaki Shapira, uno dei maggiori chirurghi israeliani specializzati in trapianti, è stato arrestato giovedì in Turchia perché sospettato di coinvolgimento in un giro di trafficanti d’organi. Secondo quanto riferito, i trapianti venivano organizzati in Turchia ed eseguiti in ospedali privati di Istanbul”. [15]


Zaki Shapira, ex capo dell’unità trapianti del Centro Rabin di Petah Tikva, nei pressi di Tel Aviv, è stato arrestato in seguito una sparatoria in una clinica privata di Istanbul nel maggio del 2007, quando quattro uomini armati hanno attaccato l’edificio per esigere un rimborso. Dopo l’incidente la polizia ha aperto un’indagine e ha scoperto che il tribunale aveva ordinato la chiusura della clinica più di un mese prima per prelievo illegale d’organi. La clinica aveva ricevuto molti preavvisi. Al momento dell’incidente, quattro pazienti erano in attesa di un trapianto.

Il traffico d’organi israeliano tocca gli Stati Uniti?
Lo scorso luglio i media statunitensi si sono occupati dell’incarcerazione di Levy Izhak Rosenbaum, di Brooklyn, arrestato recentemente dalle autorità federali in una grande retata nel New Jersey che ha coinvolto sindaci, funzionari governativi e vari rabbini. Boström apre il suo articolo con questo caso.

Secondo l’accusa dei federali, Rosenbaum, che ha stretti legami con Israele, ha detto di essere coinvolto da dieci anni nella vendita illegale di reni. Un magistrato statunitense ha spiegato: “La sua attività consisteva nel convincere persone vulnerabili a rinunciare per 10.000 dollari a un rene, che poi rivendeva a 160.000 dollari”. [16]
Questo sarebbe il primo caso di traffico internazionale d’organi negli Stati Uniti.
L’esperta di traffico d’organi e antropologa dell’Università della California Nancy Scheper-Hughes, che aveva informato l’FBI a proposito di Rosenbaum sette anni fa, dice di avere saputo che minacciava i donatori con una pistola per far sì che rispettassero l’accordo di “donare” i loro organi. [17]

La penuria di donazioni in Israele
Israele ha un numero straordinariamente basso di donatori d’organi. Secondo il servizio di informazione israeliano Ynet, “la percentuale di organi donati tra gli ebrei è la più bassa tra tutti i gruppi etnici… Nei paesi occidentali, circa il 30% della popolazione ha la carta del donatore, contro il 4% di Israele. [18]

“Secondo le statistiche pubblicate sul sito del Ministero della Sanità, per mancanza di donatori nel 2001 morirono 88 israeliani in attesa di trapianto. Quell’anno gli israeliani in condizioni di morte cerebrale erano 180, e i loro organi avrebbero potuto essere usati per i trapianti, ma solo 80 famiglie acconsentirono alla donazione degli organi”.

Secondo Ynet, la scarsa incidenza di donatori è legata a “ragioni religiose”. Nel 2006 un ospedale israeliano noto per il suo rispetto della legge ebraica fece scalpore quando eseguì un trapianto usando un donatore israeliano. La settimana prima “si era verificato un incidente simile, ma dato che il paziente non era ebreo era stato passato sotto silenzio” [19, 20]

L’articolo svedese riferisce che “Israele è stato ripetutamente criticato per il suo atteggiamento poco etico in materia di organi e trapianti. La Francia fu tra i paesi che cessarono di collaborare con Israele in questo campo, negli anni Novanta. Il Jerusalem Post scrisse che “Ci si aspetta che a breve gli altri paesi europei seguano l’esempio della Francia”.

“Metà dei reni trapiantati su cittadini israeliani dall’inizio di questo decennio sono stati portati illegalmente dalla Turchia, l’Europa Orientale o l’America Latina. Le autorità sanitarie israeliane sono perfettamente al corrente di questa attività ma non fanno niente per fermarla. Nel 2003 in una conferenza dedicata a questo tema si dimostrò che Israele è il solo paese occidentale in cui la professione medica non condanna il commercio illegale d’organi. Il paese non prende provvedimenti legali contro i medici che partecipano a questa attività illegale – anzi, i primari dei principali ospedali israeliani sono coinvolti nella maggior parte dei trapianti illegali, secondo il quotidiano svedese Dagens Nyheter (5 dicembre 2003)”.

Per ovviare alla penuria di donatori, l’ex primo ministro Ehud Olmert, allora ministro della sanità, nell’estate del 1992 organizzò una grande campagna di donazione, ma anche se il numero di donatori salì alle stelle la domanda continuò a superare di gran lunga l’offerta.

Aumentano i palestinesi scomparsi
Boström, che aveva già scritto tutto questo nel suo libro del 2001 Inshallah, [21] riferisce nel suo recente articolo:

“Mentre era in corso la campagna di donazione, dai villaggi della Cisgiordania e di Gaza cominciarono a scomparire giovani palestinesi. Cinque giorni dopo gli israeliani li riportavano a casa morti, con i corpi aperti”.

“Le notizie di questi corpi terrorizzarono la popolazione dei territori occupati. Circolavano voci di un sensibile aumento delle scomparse di giovani, seguite da sepolture notturne di corpi sottoposti ad autopsia”.

“All’epoca mi trovavo lì, stavo lavorando a un libro. In varie occasioni fui avvicinato da funzionari delle Nazioni Unite preoccupati per questi sviluppi. Le persone che mi contattarono dissero che il furto d’organi era una realtà, ma che veniva loro impedito di fare qualcosa. Per conto di una rete televisiva girai un po’, intervistando molte famiglie palestinesi in Cisgiordania e a Gaza – genitori che raccontavano come i loro figli fossero stati privati di organi prima di essere uccisi”.

Boström descrive il caso del diciannovenne Bilal Achmed Ghanan, ucciso a colpi d’arma da fuoco dalle forze israeliane che avevano invaso il suo villaggio.

“La prima pallottola lo colpì alla testa. Secondo gli abitanti del villaggio che assistettero all’incidente, il ragazzo fu successivamente colpito a entrambe le gambe. Poi due soldati arrivarono di corsa dalla falegnameria e spararono a Bilal allo stomaco una volta. Infine lo presero per i piedi e lo trascinarono su per i venti scalini della falegnameria… I soldati israeliani caricarono Bilal, gravemente ferito, su una jeep e lo portarono fuori dal villaggio, dove li aspettava un elicottero. Il ragazzo fu portato in un luogo ignoto alla sua famiglia”.

Cinque giorni dopo lo riportarono a casa, “morto e avvolto in tela verde ospedaliera”. Boström riferisce che mentre il corpo veniva calato nella fossa il suo torace era visibile e i testimoni poterono notare che era cucito dallo stomaco alla testa. Boström scrive che non era la prima volta che la gente vedeva una cosa del genere.

“In Cisgiordania e a Gaza le famiglie erano convinte di sapere esattamente cos’era accaduto: ‘I nostri figli vengono usati come donatori d’organi involontari’, mi dissero i familiari di Khaled di Nablus, la madre di Raed di Jenin e gli zii di Machmod e Nafes di Gaza, tutti scomparsi per giorni per fare ritorno di notte, morti e sottoposti ad autopsia”.

Perché le autopsie?
Boström riporta le domande poste dai familiari:

“Perché si tengono i corpi anche per cinque giorni prima di lasciarceli seppellire? Cos’è accaduto ai corpi durante quel tempo? Perché praticano l’autopsia, contro la nostra volontà, quando la causa di morte è ovvia? Perché le salme vengono restituite di notte? Perché sotto scorta militare? Perché l’area viene isolata durante le esequie? Perché viene interrotta l’elettricità?”

La risposta di Israele fu che tutti i palestinesi uccisi venivano sottoposti ad autopsia di routine. Tuttavia Boström osserva che dei 133 palestinesi uccisi quell’anno solo 69 furono sottoposti ad autopsia.
Scrive poi:

“Sappiamo che Israele ha un grande bisogno di organi, che c’è un vasto e illegale commercio d’organi che va ormai avanti da anni, che le autorità ne sono al corrente e che i medici che svolgono incarichi dirigenziali nei grandi ospedali vi partecipano, così come funzionari civili a vari livelli. Sappiamo anche che sono scomparsi giovani palestinesi, che venivano riportati dopo cinque giorni, nottetempo, in condizioni di estrema segretezza, ricuciti dopo essere stati incisi dall’addome al mento.

“È ora di fare chiarezza su questo macabro affare, di far luce su ciò che sta accadendo ed è accaduto nei territori occupati da Israele dall’inizio dell’Intifada”. [22]

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Bilal Ahmad Ghanem. Foto Donald Boström

Una nuova “accusa del sangue”?
Passando in rassegna le reazioni che hanno accolto il servizio di Boström si resta colpiti dal numero di accuse secondo cui l’articolo sarebbe una versione della vecchia “accusa del sangue” antisemita. È dunque interessante esaminare un libro del 2007 scritto dal maggiore esperto israeliano di storia ebraica medievale, e cosa gli è successo.

L’autore è il professore di Bar-Ilan (nonché rabbino) Ariel Toaff, figlio dell’ex rabbino capo di Roma, un leader religioso così famoso da far scrivere a un giornalista israeliano che il padre di Toaff “è per gli ebrei italiani quello che la Torre Eiffel è per Parigi”. Ariel Toaff è a sua volta considerato “uno dei più grandi studiosi del suo campo”. [23, 24]

Nel febbraio del 2007 i media israeliani e italiani andarono in fibrillazione per la notizia (che passò in certo senso inosservata nella maggior parte dei media americani) che il Professor Toaff aveva scritto un libro, intitolato Pasque di Sangue [25], che conteneva le prove dell’esistenza di “una base concreta per alcune accuse del sangue del Medioevo contro gli ebrei”.

Basandosi su 35 anni di ricerche, Toaff concludeva che si erano verificati almeno alcuni, e forse molti, casi reali.

In un’intervista a un quotidiano italiano (il libro era stato pubblicato in Italia), Toaff dice:

“La mia ricerca dimostra che nel Medioevo alcune frange di ebrei fondamentalisti non rispettarono il divieto biblico di assumere sangue e che invece lo utilizzassero a scopo terapeutico. Non solo, queste frange facevano parte di quella vasta fascia di popolazione ebraica che aveva subito persecuzioni durissime a causa delle Crociate. Da questo trauma scaturì un desiderio di vendetta che in alcuni casi ha prodotto, in quelle frange, una serie di controreazioni tra le quali anche l’omicidio rituale di bambini cristiani”. [26]

Il Professor Toaff fu immediatamente attaccato da tutti, anche per le pressioni orchestrate dal presidente dell’Anti-Defamation League Abe Foxman, ma Toaff rimase fedele alla sua ricerca durata 35 anni, annunciando:

“Non rinuncerò mai alla dedizione verso la verità e la libertà accademica, anche se il mondo mi crocifigge… Non bisognerebbe avere paura di dire la verità”.

Non molto tempo dopo, tuttavia, sottoposto a incessanti pressioni pubbliche e private, Toaff ritrattò, ritirò il suo libro e promise di donare tutti i proventi già accumulati (in Italia il libro era andato a ruba) all’Anti-Defamation League di Foxman. Un anno dopo pubblicò una “versione riveduta e corretta”. [27]

L’esperienza di Donald Boström sembra replicare quello che ha dovuto sopportare il Professor Toaff: calunnia, vituperio e diffamazione. Boström ha anche ricevuto minacce di morte, esperienza forse condivisa a suo tempo dal Professor Toaff.

Se Israele è innocente di fronte alle accuse di furto d’organi, o se la sua colpevolezza è considerevolmente minore di quanto suggeriscono Boström e altri, dovrebbe accogliere favorevolmente indagini oneste che possano discolparlo. Invece il governo e i suoi sostenitori sono all’opera per soffocare la discussione e zittire chi esprime domande e conclusioni che vengono considerate una minaccia.

Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, invece di rispondere alla richiesta di avviare un’indagine, chiede che il governo svedese abbandoni il suo impegno per la libertà di stampa e condanni l’articolo. L’ufficio stampa israeliano, apparentemente per ritorsione e per impedire ulteriori indagini, si rifiuta di concedere le credenziali stampa a giornalisti del quotidiano svedese.

Come nel caso del furioso attacco contro Jenin, dell’attentato contro la USS Liberty, del massacro di Gaza, della morte di Rachel Corrie, della tortura di cittadini americani e in molti altri casi, Israele sta usando le sue considerevoli risorse spendibili sul piano mondiale per interferire con il processo investigativo.
Difficile concludere che non abbia niente da nascondere.

Note:

[1] Ne esistono due traduzioni in inglese; questo articolo utilizza questa: http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=8390&lg=en
L’articolo originale, in svedese, pubblicato dall’Aftonbladet: http://www.aftonbladet.se/kultur/article5652583.ab
[2] New York Times, 3 febbraio 1969, p. 8, colonna 6 (53 parole)
[3] 40 years after Israel’s first transplant, donor’s family says his heart was stolen By Dana Weiler-Polak, Haa’retz Correspondent, Dec. 14, 2008
[4] Washington Report on Middle East Affairs, April 1990, Page 21, The Intifada: Autopsies and Executions.
[5] Bizarre death of Scottish tourist involves suicide, missing heart  by NETTY C. GROSS, Jerusalem Post Service, October 30, 1998,
[6The Forward, Illicit Body-Part Sales Present Widespread Problem, By Rebecca Dube, Aug. 26, 2009.
[7] Masons, Muslims, Templars, Jews, Henry and Dolly.
[8] Al-Jazeerah: Cross-Cultural Understanding, Khalid Amayreh, August 20, 2009 Israeli Murdering of Palestinians for their Organs
[9] http://www.israelnationalnews.com/News/Flash.aspx/12699
[10] Forward, Illicit Body-Part Sales Present Widespread Problem, By Rebecca Dube, August 26, 2009.
[11] The Economist, Organ transplants: The gap between supply and demand, Oct. 9, 2008
[12] BRAZIL: Poor Sell Organs to Trans-Atlantic Trafficking Ring By Mario Osava, IPS, Feb. 23, 2004
[13] Haa’retz, Two Haifa men sentenced to jail for organ trafficking, By Fadi Eyadat, Dec. 18, 2007
[14] Police uncover illegal organ trade ring By REBECCA ANNA STOIL, July 23, 2007.
[15] Sting rocks U.S. transplant industry, David Porter, Carla K. Johnson, ASSOCIATED PRESS, july 25, 2009.
[16] U.S. Professor: I told FBI about kidney trafficking 7 years ago By Natasha Mozgovaya, Haa’retz Correspondent, August, 3, 2009.
[17 A mitzvah called organ donation, Efrat Shapira-Rosenberg, 10.6.07.
[18] Orthodox in uproar over organ donation incident, Neta Sela, 06.22.06
[19] The Return of the Body Snatchers, By Israel Shamir. Lo scrittore israeliano Israel Shamir riferisce che alcuni anni fa "un importante rabbino chabad, Yitzhak Ginzburgh, diede a un ebreo il permesso di prelevare il fegato di un non-ebreo, anche senza il suo consenso. Disse che ‘un ebreo ha il diritto di prelevare il fegato di un goy se necessario, perché la vita di un ebreo è più preziosa di quella di un goy, così come la vita di un goy è più preziosa della vita di un animale".
[20] http://www.bokus.com/b/9789170370939.html  
[21] http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=8390&lg=en
[22] Ha’aretz. The Wayward Son, by Adi Schwartz, March 1, 2007.
[23] Ha’aretz Bar-Ilan to order professor to explain research behind blood libel book By Ofri Ilani, Haa’retz Service and The Associated Press, Feb 11, 2007.
[24] http://www.bloodpassover.com/toafftableofcontents.htm
[25] Ha’aretz, Bar Ilan to order professor to explain research behind blood libel book, by Ofri Hani, Feb. 11, 2007. 
[26] Opere precedenti contenenti informazioni sull’ebraismo medievale e contemporaneo, alcune delle quali molto interessanti per il dibattito sui prelievi d’organi, nonché sulla diffusa pratica di soffocare queste informazioni, sono state pubblicate alcuni anni fa, sempre da un professore israeliano, Israel Shahak, del quale Noam Chomsky ha scritto: "Shahak è un ricercatore straordinario, ha una profondità di vedute e una cultura notevolissime. La sua opera è informata e penetrante, è un contributo di grandissimo valore". Di questo autore, incoraggiamo i lettori a leggere integralmente le seguenti opere: Jewish History, Jewish Religion, The Weight of Three Thousand Years e Jewish Fundamentalism in Israel, scritto con il Professor Norton Mezvinsky.
[27] Ha’aretz, ‘Historian recants theory that Jews killed Christian child in ritual murder,’ By Adi Schwartz, Feb 24, 2008.

Versione originale:
Alison Weir
Fonte: www.counterpunch.org
Link:: http://www.counterpunch.org/weir08282009.html
28/30-2009
Versione italiana:

Fonte: www.tlaxcala.es
Link: http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=8584&lg=it 6.09.2009
Traduzione a cura di Manuela Vittorelli membro di Tlaxcala , la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questo articolo è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l’integrità e di menzionarne autori, traduttori, revisori e la fonte.
VEDI ANCHE: GILAD ATZMON – L’IDF: IL TRITA ORGANI D’ISRAELE