DI

CARLO BERTANI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Caro Paolo Barnard, non ci conosciamo personalmente, bensì per quel “interposto afflato” che è lo schermo, il Web, la comunicazione elettronica. Per certi versi comprendo la tua decisione, per altri non la approvo affatto. Non ho mai scritto qualcosa sul 9/11, perché non mi ritengo in grado di farlo: è già difficile raccogliere notizie e prove su un altro mistero, il 12/7 (Pearl Harbour), e su New York non aggiungo altro.
Decidere, però, che tutti coloro che ne parlano in modo “complottista” sia vaniloquio mi sembra eccessivo: leggiamo, ascoltiamo, ragioniamo. Se le tesi “complottiste” non avranno sufficienti riscontri, oppure la semplice coerenza interna – una sorta di cui prodest – alla fine crolleranno come un castello di carte. Oppure, giungeranno a compimento, perché il Web è la voce di milioni di persone: sarà il tempo ed il lavoro (spesso gratuito) di queste persone a raccontarci, forse un giorno lontano, qualcosa di più su quei fatti. Non di certo la storia ufficiale, che si deve basare sui documenti ufficiali, i quali vengono de-classificati solo dopo molti decenni.
Non mi nascondo dietro ad un dito: Comedonchisciotte ha deciso di scegliere una delle ipotesi sul 9/11: e allora? Dobbiamo forse parlare solo del 9/11? Quale giornalista può affermare di sposare in pieno la linea redazionale? Ci sarà sempre qualcosa del quale pensa peste e corna, magari proprio il contrario del Direttore Responsabile. Cambierà giornale ogni settimana?
Ritengo, inoltre – e lo ricordo proprio per il tuo encomiabile lavoro su Youtube, la storia del sionismo che hai così ben spiegato – che in questo momento Comedonchisciotte abbia bisogno di tutto il nostro sostegno: quando arriva (o si sospetta che possa arrivare) la burrasca, si va tutti in coperta pronti a dare una mano. Ne va della vita di tutto l’equipaggio.
Ciascuno di noi – scrittori e commentatori – è una risorsa: ognuno di noi è importantissimo, nessuno è indispensabile. Però, per ogni persona che afferma “le fate non esistono”, una fata muore. Ricordalo.

Con immutata stima
Carlo Bertani

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