Beppe Grillo è fatto così. Quando si tratta di chiedere al suo pubblico di aprire cuore, menti – e portafogli – il comico genovese è loquace. Anzi loquacissimo. Urla dal palco. Scrive sul blog. Si sgola a furia di interviste. Ma quando si tratta di spiegare se danari ed energie messi insieme dai suoi fedelissimi siano stati spesi bene (oppure male); beh, il Beppe nazionale si fa laconico. Taciturno. A volte – come in questo caso – pure troppo.
Già. Perchè scorsa settimana è successo anche questo. Che il comico genovese – su un’annosa storia di una maxicolletta da 350mila e passa euro e di un microscopio ultracostoso – ancora non ha rotto un silenzio che dura da mesi. E così – martedì scorso, in una conferenza stampa ad hoc, nella ridente località La Busa, frazione di Spilamberto e provincia di Modena – a parlare sono rimasti solo loro: Stefano Montanari e Antonietta Gatti. Che sono marito e moglie. Che di professione fanno i ricercatori. Che hanno un’azienda che si chiama Nanodiagnostics. E che sono esperti di Nanopatologie. Cioè di alcune delle malattie “preferite” da Grillo. Perchè va detto che Beppe alla salute dei suoi fan ci tiene. E – su ’sti malanni dovuti a polveri sottilissime; o per farla più semplice all’inquinamento – gli ha fatto (ai fan) una capa tanta. A colpi di post. E di show.
E Montanari – laureato in farmacia; brillante conferenziere, nonchè ospite di tanti spettacoli del comico genovese – ha raccontato. Ha raccontato – con tanto di comunicato stampa – di aver conosciuto il signor Beppe quasi per caso (”Fu il dottor Marco Morosini del Politecnico di Zurigo a segnalare i nostri studi a Beppe Grillo”). Di aver cominciato da allora – era il febbraio del 2005 – a partecipare agli show del comico nei palazzetti, per parlare di nanopolveri e degli odiati (da Grillo) inceneritori. Di come un anno dopo, nel 2006 – sventura! – il microscopio indispensabile per portare avanti le ricerche su polveri&malanni rischiava di scomparire. E di come Grillo – generosamente – si era offerto di dargli una mano.
E com’è che Grillo voleva aiutare i due ricercatori che da La Busa di Spilamberto, dove ha sede la Nanodiagnostics, lottavano contro i malanni del mondo? Semplice: con una colletta. Che lanciò – anche dal suo blog – con toni tra l’epico e l’apocalittico:
Hanno dato troppo fastidio e li hanno puniti. Scoperchiare certi pentoloni in cui bollono inceneritori, acciaierie e centrali elettriche ad olio pesante, e fare ombra a tromboni e pseudoscienziati sono attività che non attirano simpatie. E allora, non potendoli attaccare scientificamente, si è pensato di togliere lo strumento con cui Antonietta Gatti e Stefano Montanari provocano grossi fastidi. Si tratta di un microscopio elettronico a scansione ambientale del costo di circa 350.000 euro con il quale i due hanno scoperto i meccanismi con cui le nanoparticelle prodotte dalle combustioni sono capaci di uccidere, (…ma) Via il microscopio e noi, che non ci possiamo permettere di perdere Antonietta e Stefano, gli daremo un altro microscopio. In fretta e più potente del primo. Da oggi parte una sottoscrizione per l’acquisto da parte della Associazione Carlo Bortolani Onlus.
Quando Grillo ripeteva queste parole nei suoi spettacoli, venivano giù i palazzetti.
E tutto sarebbe andato bene, anzi benone. Perchè tanti benefattori – tra cui tanti fan di Grillo – avevano finito per cacciare il quattrino. Perchè il microscopio da 350mila e passa euro, alla fine, era stato comprato. Perchè nel frattempo il verbo sulle nanopolveri era stato diffuso; e il tema degli inceneritori cattivi era diventato uno dei mantra più diffusi tra i grillini di ogni latitudine. Che lottavano senza posa contro chi voleva incenerire i rifiuti, citando proprio gli studi dei due ricercatori modenesi.
Dicevamo: sarebbe. Ma le cose non sono finite così. Perchè purtroppo ora il feeling che univa il comico genovese ai due scienziati è svanito come le bolle di uno spumante sgasato: “Noi siamo stati utili a lui. E lui è stato molto utile a noi. Ma ora la cosa è finita. L’amore è morto”, ha detto Montanari a chi – tra cui chi scrive – gli chiedeva dei suoi rapporti con Grillo. E con l’amore rischia di svanire da La Busa di Spilamberto anche il microscopio.
Per la seconda volta. E perdindirindina.
E sì. A fine giugno – dunque tre mesi fa – la onlus Bortolani, quella della raccolta fondi, ha deciso di donare il microscopio all’università di Urbino. Cosa che la onlus ha comunicato (anche) sul suo sito. Ma cui Grillo non ha minimamente accennato sul suo blog. Sia come sia. Motivo della partenza del microscopio per Urbino? Scriveva il 30 giugno scorso la onlus Bortolani:
(…) coerentemente con la finalità della raccolta fondi, che tale strumento non poteva e non potrà essere utilizzato in alcun modo a scopo di lucro da parte di singoli o di società. Questa (…) sarebbe una truffa ai danni dei benefattori. Abbiamo donato il microscopio alla Facoltà di Scienze e Tecnologie dell’Università di Urbino per coinvolgere altri scienziati considerata anche l’oggettiva sottoutilizzazione dello strumento in quanto per tre anni esso è stato nella disponibilità esclusiva di chi, come il dott. Montanari, abbiamo visto impegnato in campagna elettorale in tutta Italia come candidato Premier della lista politica nazionale “Bene Comune” e a promuovere libri da lui curati, o chi, come la Dott.ssa Gatti, svolgono altra professione part time impedendo il pieno sfruttamento del microscopio come l’importanza delle ricerche e il costo dello strumento richiederebbero. (…) Non ci stupiscono le reazioni e illazioni del dott. Montanari nei confronti della decisione della nostra Onlus di allargare la ricerca, ma a noi ciò che preme è il rispetto della legge e dei benefattori, i risultati scientifici e quindi la salute dei cittadini, non i bilanci di una società a scopo di lucro quale è la Nanodiagnostics srl dei dottori Montanari e Gatti.
Ohibò: il microscopio comprato con la maxicolletta era usato a scopo di lucro, cioè per farci i quattrini? Ma no, hanno risposto in coro i due ricercatori modenesi. L’idea – semmai – era quella di finanziare le loro ricerche, facendo (anche) analisi a pagamento. Ma, come ha detto Montanari ai pochi giornalisti che erano presenti a La Busa di Spilamberto, “noi qua” alla Nanodiagnostic “non prendiamo niente” come stipendio e anzi “dal 2004 ad oggi ci siamo rovinanti, perchè abbiamo messo tutto quello che avevamo qui dentro”. Non solo. Ma se il microscopio dovesse lasciare la Nanodiagnostic, tante loro ricerche – in primis quelle sulla cosiddetta sindrome dei Balcani – finirebbero nel nulla.
Insomma: le versioni della onlus e dei due ricercatori decisamente non coincidono (per usare un eufemismo).
Ora: molto altro – in questi tre mesi – si è detto. E molto altro si è scritto. Ma – a modesto parere di chi scrive – i nodi veramente importanti sono due. Primo: chi ha donato lo ha fatto per sostenere i “liberi ricercatori” di Modena, non l’università di Urbino. E secondo: mentre le polemiche infuriavano, il signor Beppe – invece – non ha proferito verbo. Perchè? “E’ imbarazzato”, hanno detto i due ricercatori durante al conferenza stampa. Imbarazzato? Imbarazzato. Ahmbé, allora…
Ma nessun dubbio. Prima o poi il comico genovese lo vincerà questo “imbarazzo”. E riuscirà finalmente a dire la sua.
Un po’ come quando – qualcuno se lo ricorda più? – aveva convinto, con tanto di apposito V-day, centinaia di migliaia di persone a scendere in piazza e firmare per i referendum sulla libertà di informazione. Firme finite in un enorme cestino. Perchè (in buona parte) non valide. E così: niente referendum. Beppe, anche allora, ci mise un po’. Ma poi spiegò che il problema (forse) era quello di aver incontrato il giudice sbagliato. Certo: il partito radicale – che di referendum se ne intende – prima ancora che Grillo e i grillini cominciassero a raccogliere le firme, aveva sollevato un dubbio legato ai tempi: le firme, causa una legge vecchia di 40 anni, andavano raccolte a partire dall’8 maggio e non dal 25 aprile, giorno del V2-day. E certo: anche Repubblica – a disastro fatto – aveva spiegato che, con tutta probabilità, tante firme erano state cassate proprio per questo motivo. Ma si sa: come insegna il Beppe nazionale, i partiti sono morti e i giornali mentono sempre.
E infatti devono aver mentito – qualcuno si ricorda anche di questo? – pure sulla Biowashball, quella palla verde che, come ripeteva il comico genovese nei suoi spettacoli, doveva essere messa in lavatrice al posto del detersivo. Palla che lavava non proprio bianco che più bianco non si può, ma quasi. Per la cronaca: la rivista dei consumatori “il Salvagente” dimostrò – a colpi di test – che la “palla” non lavava affatto. E alla stessa conclusione – scomodando anche i ricercatori del Cnr di Bologna – era arrivata anche la trasmissione “Mi manda Rai Tre”. Ma anche allora: Beppe – dopo un po’ – li aveva sgamati. Erano tutti servi della lobby dei detersivi e dei saponi da bucato. Altrocchè. Del resto, spiegò sul suo blog, la palla verde la usava anche lui. E i panni venivano benissimo. C’era bisogno di aggiungere altro?
Evidentemente no. E evidentemente anche per il microscopio e per la maxicolletta, Beppe darà una versione più che convincente. Anzi pure più convincente delle altre volte. Perchè – se no – chi ha raccolto firme e donato fondi, potrebbe cominciare a sentirsi un tantino preso per i fondelli.