di
Felice Capretta
Ricorderete che solo qualche giorno fa Barack Obama annunciava il ritiro del programma antimissile in Polonia e Repubblica Ceca.
Fonti vicine alla propaganda di Washington, il Wall Street Journal in particolare con il consueto seguito dei media italiani, hanno rilanciato con dovizia di particolari le pompose ragioni: non mancanza di denaro, ma…
Gli Stati Uniti fondano la loro decisione sulla valutazione secondo cui il programma dell’Iran per dotarsi di missili a lunga gittata non ha compiuto progressi tanto rapidi quanto era stato stimato anteriormente, riducendo cosi’ la portata della minaccia per il territorio continentale statunitense e per le principali capitali europee
Ieri, l’annuncio del test iraniano del missile terra-terra di 2000 km di gittata, che secondo lo stesso Pentagono potrebbe raggiungere le basi americane nell’area nonché Israele.
Progressi miracolosi della fede islamica….!
Giuntina sul nuovo sito nucleare iraniano, courtesy effedieffe.com
Non è stato dato rilievo – ovviamente – all’immediata risposta di Ahmadinejad: «Le attività nucleari pacifiche dell’Iran avvengono nel completo rispetto delle norme della AIEA e sotto la sua supervisione», dato che l’Iran ha sottoscritto il trattato di non-proliferazione (NPT). La presunta centrale atomica è in realtà un apparato di arricchimento dell’uranio, e non funziona ancora, essendo ancora in costruzione. Comincerà a funzionare fra 18 mesi. Secondo le norme del Trattato di non-proliferazione, che consente lo sviluppo del nucleare civile, una nazione firmataria ha il dovere di avvertire la AIEA di un nuovo impianto sei mesi prima che cominci a funzionare. Dunque, conclude Ahmadinejad, l’Iran è nella norma. Naturalmente, i capi di Stato occidentali e la stessa AIEA hanno replicato che secondo il Trattato, l’Iran ha l’obbligo di notificare ogni nuovo impianto fin dal momento del progetto.
Con un articolo sul Guardian, Scott Ritter dà ragione ad Ahmadinejad. Chi è Scott Ritter, e perché è credibile?
Scott Ritter è un ufficiale dei Marines, esperto d’intelligence, che è stato capo degli ispettori dell’ONU, ed in questa veste ha ispezionato le fabbriche di armi dell’Iraq di Saddam dal 1991 al 1998. E’ diventato famoso nel 2003, nei giorni in cui l’amministrazione Bush si preparava a invadere l’Iraq con la scusa che aveva segrete «armi di distruzione di massa», perchè affermò pubblicamente che quelle armi di distruzione di massa, in Iraq, semplicemente non esistevano. Scott Ritter fu oggetto di una campagna di stampa frenetica, dettata da Israele e da Washington: si disse persino che aveva ricevuto denaro da Saddam Hussein. Ora sappiamo che aveva ragione lui: in Iraq non c’erano armi di distruzione di massa.
Che cosa dice Scott Ritter? Che la «centrale atomica» testé scoperta presso Qom non è una centrale atomica, ma un impianto di arricchimento dell’uranio, con 3 mila nuove centrifughe in via di installazione. E che a rendere nota alla AIEA l’esistenza di tale impianto è stato lo stesso governo di Teheran, volontariamente; anche se la fabbrica era sotto controllo satellitare da parte dei servizi USA e israeliani «da diverso tempo».