- “Il Motor si restringe, ma non chiude”, La Repubblica (edizione di Bologna). Il Motor Show di Bologna non lascia. Semplicemente – e per il momento – si dimezza. E il prossimo anno si vedrà. La crisi economica, infatti, continua a picchiare duro. E non risparmia il settore auto. Fiere e kermesse varie incluse. Fiat ha deciso che quest’anno – per risparmiare quattrini – non esporrà i suoi ultimi modelli a Bologna. E le altre case automobilistiche l’hanno seguita a ruota; anche loro diserteranno il Motor Show. Risultato: la fiera si farà, ma durerà solo quattro giorni (apertura il 4 dicembre e chiusura l’8 invece del 13, la data in cui tradizionalmente si concludeva la kermesse). E ancora: niente esposizioni di auto; solo gare, prove ed esibizioni. Insomma: sarà un Motor show con tanto show, e pochi motori. Un paradosso. E un bel problema per Bologna. Secondo i calcoli del centro studi Nomisma (calcoli riportati dal quotidiano “L’Unità”, in un articolo pubblicato oggi e purtroppo non disponibile on line): la fiera – che va in scena da ben 30 anni – portava in città 100 milioni di euro di indotto. Portava, appunto. Perchè quest’anno le cose sembrano destinate ad andare diversamente.
- “Conti, Cesare Ragazzi non arresta la caduta”, Il Giornale. A Bologna, però, non soffrono solo le fiere, ma anche le idee. In particolare quella celebre – e “meravigliosa” – di Cesare Ragazzi. Che per 40 anni – dal suo quartier generale di Zola Predosa, provincia di Bologna – ha incollatto capelli su 900mila clienti. E che ora sarebbe ad un passo dal fallimento. Il tribunale – causa conti in rosso – ha già nominato un curatore fallimentare. E “il Giornale” – il quotidiano berlusconiano diretto da Vittorio Feltri – non ha resistito. E ci ha scherzato su con tanto di titolo – sì quello di cui sopra – che sapeva tanto di presa per i fondelli. E che, forse, avrà tanto fatto ridere i suoi lettori. Ma non i dipendenti del vecchio Cesare Ragazzi. 100 persone che ora vedono il loro posto in bilico.
- “La marcia dei 50mila per bloccare i licenziamenti”, CronacaQuiMilano.it. Se Bologna si intristisce, Milano non ride. Anche nel cuore della Lombardia, infatti, qualcosa si muove. Sono i lavoratori dell’industria meccanica, che domani scenderanno in piazza. I motivi per protestare, del resto, non mancano. Secondo le stime della Cgil: a Milano e provincia, i cassintegrati sono ben 20mila. E tra qualche mese anche i soldi della “cassa” finiranno. Nel frattempo i licenziamenti hanno cominciato a fioccare. E infatti: oggi Caterpillar – azienda statunitense leader nella costruzione di macchine per la movimentazione terra (insomma: ‘e ruspe) – ha giustamente deciso di omaggiare la manifestazione di domani. E ha annunciato l’intenzione di chiudere il suo stabilimento di Cernusco sul Naviglio, che – con lo storico marchio italiano Rapisarda – produceva tubi. Produceva – anche qui è il caso di usare il passato – e non produrrà più. 109 dipendenti su 125 verranno lasciati a casa.
- “Versace quits Japan after 30 years”, Financial Times. Tempi duri, dunque, per tante aziende e lavoratori italiani. E non solo in Patria. Versace – storico marchio dell’alta moda italiana – ha chiuso i tre i negozi che aveva in Giappone, e a breve dovrebbe chiudere anche gli uffici che aveva a Tokyo. Una ritirata dal Paese del Sol Levante che ha colpito anche il Financial Times, che oggi ha tenuto la notizia per tutto il giorno tra le top news del suo sito. Una ritirata che ha una ragione ben precisa. Vendere beni di lusso in Giappone – ovviamente causa crisi – è diventato sempre più complicato. Le vendite nei grandi magazzini giapponesi – quelli per capirci stile Rinascente a Milano, con tante griffe e tante tentazioni per gli amanti dello shopping – sono in calo da 18 mesi consecutivi. E solo ad agosto, si è registrato, secondo il Financial Times, un meno 8,8%. Ragion per cui, come ricorda sempre il Financial Times, Luis Vuitton – che nei primi sei mesi dell’anno ha visto le sue vendite scendere del 20% – ha deciso di rimandare l’apertura di un nuovo negozio a Tokyo. Chanel ha chiuso una boutique. E Versace, appunto, tre. Che erano tutte quelle che aveva.
- Tremonti: “Segnali di ripresa”, Ansa Il governo del Cavalier Berlusconi Silvio da Arcore comunque non si scoraggia. E non si smentisce. Anzi. Il ministro delle Finanze, Giulio Tremonti ha seguito il copione del suo solito spettacolino. E ha ribadito anche oggi di vedere i primi segnali di una ripresa. Quali, di grazia? Beh, tra l’altro, un aumento del traffico autostradale e del flusso postale, ha spiegato il ministro. Ambè. Allora, davvero, non c’è di che preoccuparsi.