- “La Cina sbarca in Asia centrale”, La Stampa (articolo non disponibile on line). Repetita non semper iuvant. Ma tant’è il tempo passa. E le cose non cambiano. Le economie di Europa e Stati Uniti continuano ad arrancare. La Cina, invece, continua a volare. E soprattutto continua a comprare. Pechino – che ha visto il suo Pil salire dell’8,9% tra luglio e settembre del 2009 – ieri ha messo a segno un altro colpaccio. Il presidente cinese Hu Jintao, infatti, ha inaugurato il primo tratto del gasdotto che collegherà l’ex repubblica sovietica del Turkmenistan – quinto produttore di metano al mondo – con l’Ovest della Cina. Il gasdotto – che sarà lungo oltre 1.800 chilometri e attraverserà altre due repubbliche ex sovietiche, ovvero Uzbekistan e Kazakistan – dal prossimo anno dovrebbe essere in grado di trasportare 6 miliardi di metri cubi di metano. Che – nel 2015, quando l’impianto entrerà a pieno regime – diventeranno 40 miliardi di metri cubi. Solo un dato per capire le dimensioni dell’affare: il fabbisogno italiano di metano – secondo il quotidiano “La Stampa” - è di “soli” 8 miliardi di metri cubi all’anno. Come a dire: un quinto del gas trasportato dal gasdotto nuovo nuovento tra Turkmenistan e Cina.
- “La cinese Baic acquista piattaforme e motori Saab”, Il Sole 24 ore (articolo non disponibile on line). Tanta energia, quindi. Ma non solo. Pechino – che quest’anno ha siglato anche un maxi accordo con l’emirato arabo del Qatar per la fornitura di gas liquido – pare molto interessata anche alla tecnologia. In particolare a quella automobilistica. Mesi fa, la casa automobilistica cinese Sichuang Tengzong aveva comprato da General Motors il marchio Hummer, quello – per capirci – degli enormi jeepponi. Ieri un’altra casa automobolisitica cinese – la Geely – ha ribadito di stare lavorando per comprare la svedese Volvo dagli americani di Ford. E oggi il Sole 24 ore ha dato la notizia che Baic – Bejing auto, altra azienda dell’auto di Pechino – ha messo le mani su un bel po’ di brevetti dalla svedese Saab (che poi è sempre di proprietà di General Motors). Il costo? Secondo indiscrezioni, circa 200 milioni di euro. Pagati, al solito, sull’unghia.
- “Fiat, cinese Chery nega interesse per Termini Imerese”, Reuters. Perchè tanto interesse per auto e carburanti? Perchè a Pechino e dintorni sta andando in scena una grande motorizzazione di massa. E la Cina – come scrisse tempo fa anche il quotidiano “La Stampa“ – si sta avviando a diventare il primo mercato automobilistico al mondo. Cosa che non sorprende, visto il suo miliardo e rotto di abitanti. La cosa che lascia un po’ così è un’altra: i cinesi sembrano interessati a comprare marchi e tecnologie auto un po’ ovunque. Ma non Italia. E infatti. Ve la ricordate la storia della casa automobilistica cinese Chery che doveva comprarsi la fabbrica che Fiat ha in Sicilia a Termini Imerese (quella, per capirci, dove da tempo non si produce più una mazza e che pare destinana alla chiusura)? Bene, era una bufala. Bufala che da Pechino si sono affrettati a smentire. Ma come: e il tanto decantato made in Italy? E il tanto decantato made in Italy – a questo giro – niente.