di

Massimo Mazzucco

 

Pare che anche Beppe Grillo avrà il suo Termidoro.
Dopo anni di fatiche per organizzare una reale politica dal basso, quintessenza della travolgente campagna condotta da Beppe Grillo in questi anni, i suoi seguaci si ribellano ad imposizioni che lo stesso Grillo sta facendo ora piovere dall’alto.
Da Bologna Valerio D’Alessio, consigliere della lista civica Beppe Grillo, protesta per l’imposizione del candidato alle prossime regionali da parte di Beppe Grillo. Secondo D’Alessio “si sono fatte primarie chiuse pur di eleggere il candidato indicato da Beppe Grillo, col risultato di tenere fuori molte persone”.
Gli fa eco la Liguria, dove la stragrande maggioranza dei grillini aveva individuato il candidato ideale nel Dr. Paolo Franceschi, solo per vederlo bocciato da Beppe Grillo, il quale ha sostenuto che "non ci sono nella regione le condizioni per scendere nell’agone elettorale".
Anche in Piemonte si registrano diversi malumori da parte della base, che di colpo si trova impossibilitata ad esercitare quel tipo di democrazia a cui aveva dedicato fino ad oggi tutte le sue energie.
A garanzia che il movimento non si sarebbe mai trasformato in una forza politica vera e propria, …
… Grillo aveva detto che non si sarebbe mai candidato, e finora ha mantenuto il suo impegno. Si era però dimenticato di dire che i candidati vuole sceglierli lui.
Già dal 2008 si intuiva che la mancanza di chiarezza programmatica di Beppe Grillo avrebbe condotto il movimento su un binario morto, ed ora si cominciano a vedere i primi risultati.
Una cosa è distruggere, ben altra è costruire. Analisi e sintesi sono sempre state due cose diverse, e di solito chi eccelle nella prima fatica non poco nella seconda, e viceversa.
Tanto travolgente era stato il comico genovese nella prima fase della sua “rivoluzione popolare”, quanto inefficace, confuso e contraddittorio si è dimostrato ogni volta che si è trattato di diventare propositivo.
Parlare di “democrazia dal basso” suona molto bene, ma non è un semplice slogan da applicare al bavero della giacca per raccogliere applausi dalla piazza. Usandolo in quel modo si finisce per dimenticare che la democrazia è già un sistema sociale concepito “dal basso”: lo è per definizione, visto che demos significa popolo, e kratein significa comandare.
Non c’è quindi alcun bisogno di aggiungere avverbi, basterebbe che Grillo avesse davvero lottato per portare un soffio di vera democrazia in Italia. Invece sembra riuscire a soffocarne già i primi vagiti, sinceri e commoventi, con un atteggiamento che smentisce di colpo tutto quello che Grillo ha predicato in questi anni.
Ormai è evidente che vada anche lui, come Robespierre, incontro al suo Termidoro, e nessuno potrà dire che non se lo sia cercato.
Il problema è che nel frattempo il movimento rischia di consumarsi in lotte intestine, frantumandosi inevitabilmente in miriadi di sottogruppi, fino a disperdere del tutto la grande forza che aveva accumulato in questi anni.
Non dimentichiamo che il caos conseguito alla Rivoluzione Francese, dovuto all’incapacità dei suoi leader di mettere in pratica i principi che avevano predicato, finì per consegnare la nazione nella mani di un novello imperatore.

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