1. “China viewed through two different lenses”, ChinaDaily. Non ci credono più nemmeno loro, cioè gli americani. Il “Washington Post” e la televisione a stelle e strisce “Abc” hanno lanciato un sondaggio che lascia poco spazio ai dubbi. Primo quesito: chi dominerà la scena economica mondiale nel Ventunesimo secolo? Risposta: per il 40%, saranno ancora gli Stati Uniti; ma per ben il 41%, sarà la Cina. Secondo quesito: e politicamente quale sarà la prima potenza mondiale nel secolo che stiamo vivendo? Risposta: per il 38%, di nuovo, gli Stati Uniti; ma per ben il 43%, sarà Pechino a vincere questa sfida. Insomma: in molti sono ancora convinti che gli Usa usciranno vincitori nella gara con il gigante asiatico; ma la maggioranza relativa dei cittadini a stelle e strisce teme un clamoroso sorpasso. Un’ondata di sfiducia che ha una ragione ben precisa: la crisi economica continua a sferzare il Paese guidato da Barack Obama, dove la disoccupazione da mesi è a livelli record; mentre la Cina – che ha visto il suo Pil crescere dell’8 e passa per cento nel 2009 – continua ad andare a gonfie vele. Proprio da Pechino, però, arriva una qualche forma di consolazione. Anche il quotidiano cinese China Dailyunico giornale cinese, pubblicato in lingua inglese – ha riportato la notizia del sondaggio. Ma accompagnato da un ragionamento: è vero, scrive il China Daily, che quest’anno la Cina ha scavalcato perfino il Giappone (per dimensioni assolute di Pil) ed è diventato la seconda economia al mondo. Ma è anche vero che i cinesi sono 1,3 miliardi. E presi singolarmente sono ancora “poveri”: il loro Pil pro capite (il Pil, cioè diviso per numero di abitanti) è addirittura il 96^ del Pianeta. Insomma, conclude il quotidiano cinese: non siamo ancora una vera minaccia. Per ora.
  2. “China still waiting for seat at IMF’s top table”, Reuters. Minaccia per la superemazia degli Stati Uniti o meno, la Cina continua a guadagnare spazio, prestigio e – soprattutto – posizioni. Una decina di giorni fa, Zhu Min, vicepresidente della Banca centrale cinese, è stato nominato “consulente speciale” del Fondo monetario internazionale. Secondo un editoriale pubblicato dall’agenzia di stampa Reuters e firmato dal giornalista Wei Gu: Pechino non sarebbe soddisfatta: per Zhu Min, infatti, la Cina si aspettava un ruolo più elevato e poteri esecutivi. Ma sta di fatto che con questa nomina, la Cina è finalmente entrata anche nella stanza dei bottoni di quel Fondo monetario internazonale che di fatto è la grande cabina di regia – assieme alla Banca mondiale – dell’intera economia mondiale.
  3. “China’s Hidden Debt Risks 2012 Crisis”, Business Week. Ma – e come ci siamo chiesti più e più volte sarà davvero tutt’oro quel luce sotto i cieli di Pechino? Al coro dei dubbiosi, infatti, si è aggiunto – questa settimana – anche l’economista Victor Shih, professore alla North Western University. Che ha speso mesi a passare al setaccio i conti pubblici cinesi. Ed è arrivato alla conclusione che – anche a Pechino – la polvere sotto il tappeto è davvero tanta. Secondo il Fondo monetario internazionale, infatti, la Cina dovrebbe chiudere il 2010 con un debito pubblico pari al 22% del Prodotto interno lordo. Ma c’è un ma. E di dimensioni gigantesche. Dal calcolo del debito di Pechino, infatti sarebbero esclusa la montagna di debiti accumulata dalle singole province. Che ammonterebbero – secondo i calcoli di Shih – a ben 11.429 miliardi di yuan. Insomma: in realtà il debito pubblico cinese, sempre a fine 2010, potrebbe arrivare al 96% del Pil. Non solo. Ma nel 2009 – proprio per combattere la crisi – la Cina avrebbe spinto proprio sulla leva del debito. Ordinando alle banche di prestare danaro a ritmi da record. Conclusione: secondo l’economista americano, la Cina potrebbe presto ritrovarsi con un debito (pubblico e privato) ingestibile. E il rischio è quello di una crisi che farebbe sprofondare l’intera Asia in una lunghissima recessione.

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