Nella sua pianificazione di “guerre future”, il Pentagono ha esteso la privatizzazione a più aree dell’occupazione militare e le corporazioni militari private hanno già iniziato lo scambio di informazioni, col fine di unire i loro servizi in determinati aspetti, con lo scopo di competere con maggiori possibilità nella riuscita dei contratti futuri. Attualmente l’industria degli “eserciti privati” è un fantastico affare capitalista che muove più di 100.000 milioni di dollari l’anno e la cui orbita decisionale si trova nella lobby degli affari che controlla la Casa Bianca ed del Pentagono. A questo processo di privatizzazione, secondo un rapporto del Washington Post, si aggiunge la struttura dell’Intelligence degli USA che sta già passando nelle mani di aziende private.
Di Manuel Freytas
Con le cosiddette “guerre preventive” iniziate dai falchi dopo l’11 settembre non soltanto si conquista militarmente ma si aprono anche nuovi cicli di espansione e di profitto capitalista nei nuovi mercati sottomessi con l’argomento della “guerra controterrorista”.
I 750.000 milioni di dollari di spese militari degli USA e dell’espansione geometrica dei guadagni dei consorzi delle armi del complesso militare, sono la prova più inconfutabile della relazione simbiotica stabilita tra il potere economico statunitense con i conflitti armati e le occupazioni militari.
Le nuove ipotesi di conflitto con il “terrorismo” creano una fatturazione milionaria all’industria bellica creata con ulteriore denaro del profitto capitalista transnazionale.
Le linee guida di questo monumentale affare con le guerre d’occupazione ed il sistema finanziario imperiale, nascono e si progettano dalla Casa Bianca al resto degli organi dello Stato nordamericano.
Ma non solo i consorzi delle armi beneficiano del megamilionario fondo destinato alle armi statunitensi che equivale a più del 60% della spesa militare mondiale.
Gli USA (oggi guidata da Obama e dalla lobby sionista liberale) si sono costituiti, insieme al Regno Unito e Sud Africa, come centro mondiale dell’industria privata militare, che deve la sua crescita al nuovo ordine internazionale lanciato da George Bush padre dopo la caduta dell’Unione Sovietica e continuato da Bush figlio alla guida della “guerra contro il terrorismo”.
Ovviamente, e come fanno notare tutti gli esperti, solo i conglomerati internazionali (banche, petrolifere, tecnologia, armi, eserciti privati, ecc) che integrano l’orbita “scelta” della lobby degli affari guidata dalla Casa Bianca ed il Pentagono hanno accesso i più ricchi contratti con i paesi occupati.
Come prodotto dell’”integrazione bellica” dei nuovi cicli di guadagni e di espansione capitalista transnazionale, le corporazioni della “sicurezza privata” hanno occupato un posto centrale nei nuovi piani di conquista militare del Pentagono.
Le corporazioni militari della sicurezza privata (PMC, sigla in inglese) mantengono in segreto le loro attività e portafogli perché non sono regolate da alcuna norma internazionale, nonostante la loro condizione di eserciti senza frontiere.
I consorzi privati offrono servizi che vanno dal personale di sicurezza al mantenimento di armi fino all’interrogazione dei prigionieri.
A questo fiorente affare della “guerra privatizzata”, secondo l’articolo dell’ influente giornale statunitense Washington Post, si aggiungerà l’enorme struttura dei servizi d’Intelligence statunitense, un settore che impiega 854.000 persone, quasi il 1,5 della popolazione della città di Washington.
I risultati di una ricerca realizzata dal Post rivela che, i servizi segreti e della sicurezza statunitense stanno passando in mani private, dato che quasi un 30% degli impiegati in queste attività non sono più funzionari federali ma lavoratori di aziende private.
Alcune delle conclusioni alle quali arriva questo articolo è la grande presenza di contrattisti di personale di aziende private, nei servizi dell’Intelligence, sicurezza e difesa statunitense.
Secondo le ricerche del giornale statunitense, circa 1900 aziende sono direttamente coinvolte in questi servizi dentro l’amministrazione statunitense. Approssimativamente queste aziende contribuiscono con il 30% del personale che si dedica a queste attività negli USA. Di tutte queste corporazioni, 110 offrono il 90% dei contrattisti.
Le norme federali indicano che i servizi (in questo caso dell’intelligence) appartengono a “funzioni proprie del governo” e possono essere realizzati solo da persone fedeli al paese, cioè da funzionari governativi.
Ma la realtà, secondo le rivelazioni del Washington Post, l’attività dell’Intelligence, la più importante amministrazione statunitense che alimenta le decisioni della sua politica locale e globale, ha cominciato a passare nelle mani di personale fornito da aziende private.
La percezione assumere aziende private sia più economica che la preparazione del personale si è rilevata come erronea da questo articolo, che conferma che non solo questi contratti sono risultati essere più costosi ma hanno deteriorato l’immagine statunitense.
Dagli attentati dell’11 settembre,l’amministrazione Bush ha aumentato i fondi dedicati all’intelligence e alla sicurezza e questo ha permesso alla CIA e ad altre agenzie di assumere agenti esterni evitando il tempo che richiedeva il loro addestramento e preparazione.
La partecipazione personale “poco impegnata con la causa” della sicurezza nazionale degli USA ha scatenato situazioni come quelle di Abu Ghraib o il Blackwater in Iraq, che hanno “deteriorato l’immagine statunitense all’estero”,segnala il Post.
L’articolo conclude dicendo che le corporazioni private sulla sicurezza e l’intelligence hanno condizionato l’attività dei servizi dell’intelligence e della sicurezza statunitense, e oggi un terzo del personale operativo, che svolge missioni di importanza cruciale per il paese, è fornito da imprese private.
L’articolo del Washington Post rivela che negli USA ci sono 1.271 organizzazioni governative- e 1931 compagnie private, dedicate ai programmi relazionati al contro-terrorismo, la sicurezza nazionale ed i servizi dell’intelligence in oltre 10.000 punti del paese.
Gli amministratori della Casa Bianca e gli operatori degli affari della lobby ebrea, sempre a tono con “gli affari della guerra”, osservano la nuova vetta commerciale che si apriva con i contratti dell’esercito privato per le aeree occupate o sotto l’influenza dell’esercito USA.
La privatizzazione dell’apparato militare, fu promossa nel 1991, dopo la Prima Guerra del Golfo, dall’allora ministro della Difesa e attuale vice-presidente, Dick Cheney.
Sotto l’influenza di Cheney e di Rumsfield, il governo degli Stati Uniti ha cominciato a subappaltare a società private militari, gran parte delle funzioni operative che tradizionalmente sviluppavano le Forze Armate ed i servizi dell’intelligence.
Sebbene nè il Pentagono nè la Casa Bianca riconoscono che un’ importante parte dei loro soldati e agenti dell’intelligence sono allenati da esperti e manuali di guerra privati, molte fonti militari riferiscono che la legione di imprenditori che pervade le caserme e le accademie sta causando profondo disagio tra gli ufficiali e funzionari di carriera.
In questo scenario, l’articolo del Washington Post, ha già sollevato una tempesta di critiche ai comandi delle forze armate e nelle strutture direttive dell’intelligence statunitense.
Fonte: http://www.iarnoticias.com/2010/secciones/norteamerica/0070_espionaje_privado_20julio2010.html
Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da VANESA