DI
MARK WEISBROT
The Guardian
Se volete una perfetta immagine di come i media seguano la linea ufficiale (del governo degli U.S.A.), basta non guardare oltre alle previsioni di rovina dell’ economia Venezuelana.
Quando il governo degli Stati Uniti deve affrontare una seria campagna di politica estera, spesso si trascina con se la maggior parte dei media, che quasi da nessuna parte è cosi compatta come nei confronti del Venezuela. Durante il periodo precedente alla guerra in Iraq, ci furono diversi giornalisti che non si bevvero la storia ufficiale, invece per quanto riguarda il Venezuela, i media sono come una giuria di 12 persone ma con un unico cervello.
Da quando l’opposizione venezuelana ha deciso di affrontare la campagna elettorale di settembre puntando sull’ elevato tasso di omicidi, la stampa internazionale ci ha riempiti di storie su questo tema, alcune molto esagerate.
A SEGUITO, "IL BOMBARDAMENTO DI INFORMAZIONI FALSE O DEFORMATE CHE RIGUARDANO IL VENEZUELA" (Eva Golinger, aporrea.org);
Questo, in realtà, è un successo sorprendente per le pubbliche relazioni dell’ opposizione venezuelana proprietaria dei maggiori media venezuelani, misurati in termini di audience, ma non della stampa internazionale. Normalmente ci vuole una notizia d’impatto, come il 10.000esimo omicidio o una dichiarazione dalla Casa Bianca, per far decollare una campagna mediatica di tale portata. Ma in questo caso è bastata la decisione presa dall’ opposizione politica venezuelana di fare degli omicidi il punto principale della loro campagna politica e la stampa internazionale gli ha dato corda.
Che le notizie dovessero essere sempre e solo cattive era il tema principale anche durante l’espansione record dell’ economia venezuelana dal 2003 al 2008. L’economia è cresciuta come mai prima, la povertà è stata dimezzata, ci sono stati grandi progressi nell occupazione, la spesa sociale pro capite è piu che triplicata e l’assistenza sanitaria gratuita è stata estesa a milioni di persone. Dovrete cercare duramente per trovare questi fatti principali riportati dai mass media, anche se i dati non sono in discussione fra gli economisti delle organizzazioni internazionali che si occupano di statistiche.
Per esempio, in maggio, la Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi (ECLAC) delle Nazioni Unite ha dichiarato che il Venezuela ha ridotto la diseguaglianza economica piu di ogni altro paese in America Latina tra il 2002 e il 2008, finendo con la distribuzione del reddito più equa della regione. Questo deve ancora essere menzionato dalla grande stampa internazionale.
Il Venezuela è entrato in recessione nel 2009, e potete immaginarvi quanta piu attenzione sia stata dedicata alla crescita del PIL ora, rispetto a quando l’ economia Venezuelana andava più forte di qualsiasi altra nell’ emisfero. Poi, a gennaio, il governo ha svalutato la sua moneta, e la stampa previde un enorme aumento dell’ inflazione, circa piu del 60% quest’ anno. "Stagflation"- recessione con una inflazione galoppante – è diventata la nuova parola di moda.
L’ inflazione non è andata fuori controllo, infatti negli ultimi 3 mesi è del 21% l’ anno, notevolmente inferiore rispetto a prima della svalutazione. Questo è un altro indicatore che gli economisti citati dai grandi media come fonti fidate hanno una conoscenza limitata dell’ attuale funzionamento dell’ economia venezuelana.
Ora, sembra che il Venezuela potrebbe essere emerso dalla recessione nel secondo trimestre dell’ anno. Su base stagionale annua corretta, l’ economia è cresciuta del 5,2% nel secondo trimestre. A giugno, la Morgan Stanley ha stimato che l’ economia si sarebbe ridotta del 6,2% quest’anno e del 1,2% il prossimo. Il Fondo Monetario Internazionale (IMF) sta stimando una rovinosa depressione per il Venezuela: crescita negativa del PIL pro capite nei prossimi 5 anni. Vale la pena notare che il IMF, con le sue ripetute e estremamente errate sottovalutazioni dell’ economia venezuelana durante l’espansione, compete con gli autori di "DOW 36,000" in quanto a previsioni creative.
Tutto questo può sembrare normale se lo compariamo alla copertura della piu grande economia del mondo: gli Stati Uniti, dove la stragrande maggioranza dei media, in qualche modo, ha mancato le due piu grandi bolle speculative della storia – quella dell mercato azionario e quella del mercato immobiliare. In questo caso ci furono importanti eccezioni (per esempio il New York Times nel 2006), ma per quanto riguarda il Venezuela – beh, avete capito la situazione.
Di sicuro la continua crescita del Venezuela non è assicurata; dipenderà dagli impegni che il governo farà per mantenere alti i livelli di domanda aggregata. In questo senso la sua prossima situazione sarà simile a quella di Stati Uniti, Eurozona e molte altre economie sviluppate, la loro ripresa economica è lenta e ancora non certa.
Il Venezuela ha adeguate riserve internazionali, un surplus nella bilancia dei pagamenti, sta commerciando, ha bassi livelli di debito pubblico, e un bel po’ di capacità di debito estero se necassario. Questo è stato dimostrato piu recentemente, ad aprile, con un credito da 20 miliardi di dollari (circa il 6% del PIL venezuelano) da parte della Cina. In quanto tale, è estremamente improbabile imbattersi in ristrettezza di cambio. Puo’ quindi usare la spesa pubblica e d’ investimento, per quanto è necessario, per assicurarsi che l’ economia cresca sufficentemente per aumentare l’ occupazione e il tenore di vita, come era stato fatto prima della recessione del 2009. (Il nostro governo potrebe fare lo stesso negli Stati Uniti, anche piu semplicemente – ma ciò non pare nei programmi al momento.) Tutto questo può proseguire per molti anni.
Qualunque cosa succeda, da parte dei media, ci possiamo aspettare una completa copertura di solo una parte della storia. Tenetelo bene a mente: quando state leggendo il New York Times o state ascoltando NPR sul Venezuela, state ricevendo le notizie della Fox. Se volete qualcosa di piu equilibrato, dovrete cercare sul Web.
Titolo originale: "Misreporting Venezuela’s economy"
Fonte: http://www.guardian.co.uk
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Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di REIO