Crisi dell’ euro: l’ equilibrio monetario, chiave della dittatura dei mercati finanziari.

DI

JEAN CLAUDE PAYE

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L’autore spiega l’offensiva ai mercati della Grecia, Portogallo e Spagna e il progetto di una struttura economica transatlantica*.
La crisi dell’euro deriva da una decisione politica, quella delle autorità della UE di impegnare la moneta comune invece di ristrutturare il debito nazionale greco. Questa ristrutturazione avrebbe salvaguardato l’euro, però avrebbe dovuto passare la mano alle banche e queste ultime avrebbero perso nell’operazione parte dei loro crediti in sospeso. Tuttavia, la protezione di alcune decine di migliaia di milioni di euro delle istituzioni finanziarie non giustificano che si sia rischiato tanto. La cosa fondamentale, facendo pressione sopra la moneta comune, è che paghino i lavoratori, per effettuare così un gigantesco trasferimento di introiti dalle case verso le imprese, principalmente verso gli istituti finanziari.
Foto: VERTICE G-20. La presidente della Germania, Angela Merkel, discute con David Cameron (al centro) e Barack Obama, inviati del Regno Unito e degli Stati Uniti/ Foto: The Prime Minister Office.
La grandezza di questo trasferimento è tale che risulta necessario conferire tutti i poteri ai mercati e al suo braccio armato: l’Amministrazione statunitense. La crisi dell’euro si è scatenata per l’attacco concentrato delle agenzie di qualificazione americane Standard & Poors, Moody’s e Fitch contro il debito della Grecia, Spagna e Portogallo.
Questa offensiva è destinata a restituire agli USA i capitali stranieri necessari per coprire il crescente deficit del suo bilancio finanziario. È un segnale di avvertimento a paesi come la Cina, che stava cominciando a riequilibrare le sue riserve di divise comprando euro invece di dollari. Per gli USA, in effetti, è una questione urgente. Fino al 2009, il finanziamento dei suoi deficit e la difesa del dollaro erano garantite dal saldo positivo dei loro flussi finanziari, però da allora in poi non riuscì a compensare i deficit con questa pratica e si convertì in un saldo negativo di 398.000 milioni di dollari. Nell’ambito puramente economico, l’offensiva contro l’euro continua nella stessa direzione della lotta contro la frode fiscale iniziata da Obama nel 2009. Si tratta di restituire i capitali nel grembo degli Stati Uniti.
L’appoggio di Germania e USA
Questa azione tattica viene rafforzata per un’operazione strategica: un movimento indirizzato verso lo smantellamento dell’Unione Europera a beneficio di un’unione economica che comprenda i due continenti, la cui manifestazione più visibile sia quella del progetto di creare un grande mercato transatlantico. Solo in funzione di questo obbiettivo si può comprendere l’attitudine della Germania che, tanto nella lotta contro la frode fiscale come nell’attacco all’euro, ha costituito un appoggio all’offensiva statunitense.
La UE si è costruita attorno alla Germania e si è strutturata secondo i suoi interessi. Essendo il paese più produttivo economicamente nel momento della creazione del mercato comune, ha potuto, senza limitazioni politiche, senza governo economico nè trasferimenti importanti verso le zone sfavorite, giocare la partita a suo vantaggio. Fino a quest’anno, la zona euro ha assorbito i tre quarti delle esportazioni tedesche.
La Germania, attraverso la dichiarazione dei propri responsabili politici e dei suoi bancari, così come attraverso l’esibizione reiterata delle sue vacillazioni, ha contribuito all’efficacia dell’offensiva contro l’euro. Per questo paese, i benefici di suddetta azione sono immediati. La discesa della moneta comune permette di aumentare le esportazioni tedesche destinate all’estero della zona euro. Inoltre può finanziare i propri deficit a miglior prezzo.
Il mercato transatlantico
La “costruzione europea” è ad un crocevia. Anche se fino ad adesso ha permesso uno sviluppo permanente della Germania, questo processo non può più continuare con la stessa modalità. La UE non può uscire dalla crisi senza instaurare un governo economico che diriga una politica economica comune, una armonizzazione dello sviluppo e, per ciò, assicurare un trasferimento bancario conseguente verso i paesi e le regioni sfavorite. Invece di restrutturare il debito dei paesi in difficoltà, già che sarebbe stato necessario ricorrere alle banche, l’Europa ha instaurato due fondi di intervento. L’obiettivo dei 110.000 milioni di euro di aiuto alla Grecia, come i 750.000 milioni di prestito e garanzie, è sottomettere i paesi recettori alle condizioni del FMI, nel quale gli USA hanno la maggioranza dei diritti di voto. I 750.000 milioni di aiuti previsti serviranno per rimborsare le banche a scapito del potere acquisitivo del contribuente e questo sborso a le istituzioni finanziarie aumenterà la recessione.
La costruzione europea fu imposta dagli Stati Uniti che, dopo la guerra, la convertì in una condizione per gli aiuti del Piano Marshall. Si è costruito attorno alla Germania, i cui interessi erano complementari a quelli degli USA. L’attacco contro l’euro e l’operazione di smantellamento dell’Unione europea, derivano così da un’offensiva lanciata dagli Stati Uniti, per rimpiazzare la prima economia del vecchio continente, così come l’istituzione dell’Unione Europea.
La Commissione e il Consiglio confermano così la loro partecipazione nella scomposizione dell’Unione e nella sua integrazione in una nuova struttura politica e economica transatlantica sotto direzione statunitense, ruolo che hanno già svolto nella negoziazione degli accordi a riguardo del trasferimento dei dati personali della cittadinanza europea negli USA e la creazione di un gran mercato che raggruppi i due continenti.
Titolo originale: "El factor Alemania: la creación de un mercado común con Estados Unidos "
Fonte: http://www.diagonalperiodico.net
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Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANTONIETTA BANDELLONI