Qui di seguito la traduzione dei passaggi più significativi dell’articolo Egypt protests: Americas secret backing for rebel leaders behind uprising scritto da  Tim Ross, Matthew Moore e Steven Swinford e pubblicato il 28 gennaio 2011 sull’edizione on line del quotidiano britannico The Telegraph. Questo articolo serve ad approfondire quanto già scritto in disordini in Egitto e in Tunisia. Ulteriori annotazioni, precisazioni e commenti all’articolo del Telegraph li trovate alla fine.


Le proteste in Egitto: dietro la rivolta c’è il sostegno segreto dell’America ai leader della ribellione

Il governo americano ha sostenuto segretamente le figure leader che stanno dietro la ribellione Egiziana che hanno pianificato il "cambio di regime" per i precedenti tre anni ha scoperto il Daily Telegraph

L’ambasciata americana al Cairo ha aiutato un giovane dissidente a partecipare ad una riunione di attivisti tenutasi a New York sponsorizzata dagli Stati Uniti, lavorando affinché la sua identità venisse nascosta alla polizia di stato Egiziana .


Al suo ritorno al Cairo nel dicembre 2008, l’attivista ha detto ai diplomatici Statunitensi che un’alleanza di gruppi di opposizione aveva stilato un piano per scalzare il presidente Hosni Mubarak ed installare un governo democratico nel 2011.

Link alla versione integrale del documento

Egli era già stato arrestato dalle forze di sicurezza egiziane in relazione alle dimostrazioni e la sua identità viene protetta dal Daily Telegraph.

La crisi in Egitto segue la caduta del presidente tunisino Zine al-Abedine Ben Ali, che ha lasciato il paese dopo che proteste diffuse l’hanno costretto alle dimissioni.

Le rivelazioni, contenute in  precedenti dispacci diplomatici segreti rilasciati dal sito di WikiLeaks, mostra che i funzionari americani hanno fatto pressioni sul governo egiziano affinché rilasciasse altri dissidenti che erano stati imprigionati dalla polizia.
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William Hague, il ministro degli esteri [britannico] ha esortato il governo egiziano a prestare attenzione alle “legittime domande dei dimostranti”. Hillary Clinton, il segretario di stato degli USA ha detto di essere “fortemente preoccupata dall’uso della forza per domare le proteste” .

In un’intervista per il canale americano CNN, che verrà mandata in onda domani, [il premier birtannico] David Cameron ha affermato: “Io penso che ciò di cui abbiamo bisogno sono delle riforme in Egitto. voglio dire, noi sosteniamo le riforme ed il progresso nel più grande rafforzamento della democrazia, dei diritti civili e del rispetto delle leggi.”

Il governo degli Stati Uniti è stato in precedenza un sostenitore del regime di Mr Mubarak’. Ma i documenti trapelati mostrano fino a che punto l’America stava offrendo supporto agli attivisti per la democrazia in Egitto mentre al contempo lodavano pubblicamente Mr Mubarak come un imporante alleato nel Medio Oriente.

In un rapporto diplomatico segreto spedito il 30 dicembre 2008, Margaret Scobey, l’ambasciatrice statunitense al Cairo, segnalava che i gruppi di opposizione a quanto pare avevano preparato dei piani segreti per attuare un “cambio di regime ” prima delle elezioni, previste per il settembre di quest’anno .

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L’ambasciatrice Scobey si chiese se un tale complotto “irrealistico” potesse funzionare, o se fosse mai esistito davvero. Tuttavia i documenti mostrano che l’attivista è stato  avvicinato da diplomatici USA ed ha ricevuto un estensivo supporto per la sua campagna a favore della democrazia dai funzionari di Washington. L’ambasciata ha aiutato l’attivista a partecipare ad un convegno per giovani attivisti a New York, che era stato organizzato dal Dipartimento di Stato USA .

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Le proteste in Egitto sono state guidate dal movimento giovanile del 6 Aprile, un gruppo su Facebook che ha attratto tra i suoi membri soprattutto persone giovani ed istruite avverse a Mr Mubarak. Il gruppo ha circa 70.000 membri ed usa i siti dei social network per organizzare proteste e per informare sulle proprie attività.

I documenti rilasciati da WikiLeaks mostrano che i funzionari dell’ambasciata USA erano in regolare contatto con l’attivista per tutto il 2008 ed il 2009, considerandolo una delle loro più affidabili fonti di informazioni sugli abusi dei diritti umani .


L’articolo mostra quindi alcune cose che sospettavamo: Washington non solo era in contatto con questi nuovi oppositori di Mubarak (che stanno per scalzarne il regime con la scusa della democrazia) ma li stava sostenendo concretamente; nonostante le poco credibili parole dell’ambasciatrice che riteneva irrealistica l’ipotesi del complotto per rovesciare il quadro che viene fuori è di un governo USA che pubblicamente esalta la fedeltà dell’alleato Mubarak e segretamente ne organizza la destituzione.
Del resto il voltafaccia degli USA, come si evince anche dall’articolo qui sopra, è stato repentino e molto sospetto, dopo 30 anni di fedele alleanza. Ovviamente è poco credibile che il governo statunitense o quello inglese siano attenti ai problemi della democrazia o della libertà, le loro guerre sanguinose in Medio Oriente ed il loro appoggio a vecchie e nuove dittature (dal Cile di Pinochet all’Indonesia di Suharto), per non parlare di orridi esperimenti su cavie umane, ci fanno capire chiaramente che certe affermazioni dei loro leader sono di pura facciata.
Per altro notiamo che un sito che sembrava apparentemente di opposizione al sistema, ovvero Prisono Planet, il sito di Alex Jones  e Paul Joseph Watson, ospita un recente articolo scritto da P.J. Watson nel quale leggiamo nientemeno che:


Il "risveglio politico globale" molto temuto da Zbigniew Brzezinski è in pieno svolgimento. Rivolte in Egitto, Yemen, Tunisia e altri paesi rappresentano un grido di libertà veramente imponente  in tutto il mondo  che rischia di danneggiare enormemente l’agenda per un governo mondiale, ma solo se i rivoluzionari riusciranno ad evitare di essere cooptati da una paranoica e disperata elite globale.

Avevamo già manifestato in passato delle perplessità sul ruolo di queste persone (in particolare di Alex Jones) e adesso scopriamo che i nostri sospetti erano fondati. Questa gente ha per anni denunciato alcuni dei piani delle élite ed alcune delle loro nefaste opere, ma il loro scopo era crearsi un nome, attrarre una larga fetta del dissenso popolare, e poi guidarlo verso le mete già decise dagli artefici di questi orrendi piani. Guardatevi da questa gente quando proporrà di scendere in piazza contro un regime tirannico, che alla fine il nuovo regime sarà peggio del precedente.

Quanto al "risveglio politico globale" molto temuto da Zbigniew Brzezinski ci sembra proprio che fosseuna sorta di "risveglio pilotato"; del resto un cospiratore di quella fatta non parlerebbe di risveglio se non per un astuto fine di doppiogioco. Il "risveglio" egli non lo teme, ma lo manipola per utilizzarlo per i propri fini.
Quello a cui stiamo assistendo è un piano orchestrato per destabilizzare il mondo sotto ogni aspetto: si vuole  fabbricare una Depressione Globale per creare un Governo Mondiale, ed a quanto pare le élite occulte che manovrano dietro il sipario della politica stanno proprio riuscendo nella loro demolizione controllata dell’economia mondiale. La manipolazione climatica e l’avvelenamento della bisofera continuano a ritmo serrato, e le catastrofi innaturali, salutate come opportunità dai nostri loschi governanti, servono anch’essere a prostrare gli abitanti del nostro povero pianeta.
Finte rivoluzioni porteranno a finti cambiamenti (come diceva l’autore del Gattopardo "deve canbiare tutto affinché non cambi nulla") o peggio a cambiamenti che serviranno alla lunga a creare una tale situazione di caos e di incertezza da spingere le popolazioni stanche e stremate ad accettare la soluzione che ci governa ha già preparato: un Nuovo Ordine Mondiale Orwelliano.


Ulteriori informazioni sono disponibili sul nuovo blog/forum rassegnastampanonwo (i commenti sono riservati solo agli autori del blog) nonchè potrebbe risultare utile la lettura degli articoli:

rivoluzioni color merda tocca all’Egitto  (con tutti i limiti della visione di tarpley che non condivido, ma sappiate farne una lettura critica)

gli Stati Uniti e la rivolta egiziana

 

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