DI

ANDY WORTHINGTON

andyworthington.co.uk

 

 

 

 

 

 

 

Paragonata allo straordinario rovesciamento del dittatore Mubarak dittatore Mubarak da parte della rivoluzione egiziana, all’occupazione dei luoghi pubblici del paese, gli scioperi dei lavoratori e alla gamma di emozioni scaturite (dalla rabbia all’euforia), la Gran Bretagna sembra essere in stato confusionale, nonostante il fatto che le spinte rivoluzionarie possono essere l’unico valido responso all’assalto mai visto prima su ogni aspetto della società britannica da parte della coalizione governativa, ovvero le difficoltà dei ceti medi e degli operai, degli studenti, delle scuole, dei lavoratori poveri, dei disoccupati e dei disabili; in effetti di tutti tranne i ricchi e i super ricchi.
Guidati dal disgustoso desiderio ideologico di distruggere lo stato britannico, e di privatizzare quel che era rimasto ancora pubblico dopo Margaret Thatcher, John Major, Tony Blair e Gordon Brown, gli incompetenti a capo della coalizione – David Cameron, George Osborne e Nick Clegg, aiutati da lacchè come Vince Cable e Danny Alexander – stanno cercando di sferrare ad ogni costo il colpo di grazia allo stato britannico in base alle esigenze economiche, contando sull’indifferenza e accidia del pubblico a scoprire le loro vere intenzioni e fare in modo che nessuno scopra che i responsabili della crisi finanziaria – settore bancario e le corporazioni dedite all’evasione fiscale – non sono stati incriminati. Il tutto diventa più allarmante se si considera che il governo non ha neanche un effettivo mandato per operare quei tagli, dal momento che nessun partito ha ottenuto la maggioranza e che entrambi hanno mentito sui loro piani o li hanno omessi del tutto del tutto nella campagna elettorale della primavera scorsa.
Lo scorso ottobre, quando George Osborne annunciò la previsione di spesa complessiva del governo, tagliando allegramente nella spesa 81 miliardi di sterline per i prossimi 4 anni, gli studenti e i lavoratori universitari, gli studenti delle superiori hanno subito reagito al piano di triplicare le rette, eliminare il 100% dei fondi per i corsi di arte, cultura e scienze sociali, abbattere l’Education Maintenance Allowance per i liceali poveri all’ultimo anno di studi scendendo per le strade così numerosi come non si vedeva da quando governavano i conservatori, esclusa la manifestazione contro la guerra in Irak nel febbraio 2003 che è stata di gran lunga la più ampia manifestazione della storia britannica. A dicembre, appena approvate le misure dal parlamento, i manifestanti – anche quelli troppo giovani per ricordare – hanno evocato il Poll Tax Riot del 1990, che contribuì alla caduta della Thatcher e rappresentò un esempio folgorante di una legge iniqua caduta a causa della protesta popolare.
Comunque, quest’anno la spinta degli universitari e studenti delle superiori sembra essere in pericolo di sparire, anche se ci sono innumerevoli motivi per il popolo britannico per combattere con numeri senza precedenti la continua e veloce distruzione dello stato. Invece di occupare Parliament Square e di invocare scioperi e marce, per esempio, la grande onda di perdite di lavoro dovuta ai tagli è menzionata solo in conversazioni furtive e quasi bisbigliate, come se fosse in qualche modo imbarazzante lamentarsi di un governo che, nonostante i proclami, non ha la minima idea di come creare impiego per compensare la perdita di entrate e aumento delle spese scaturite da centinaia di migliaia di disoccupati che possono far sprofondare ulteriormente il paese nel declino economico declino economico .
In tutto il paese, il numero di persone coinvolte nelle associazioni di beneficenza, in progetti artistici, comunitari e in progetti che riguardano poveri e svantaggiati, viene tagliato. ConneXions, il progetto che aiuta a motivare i giovani che altrimenti uscirebbero definitivamente dal sistema, si trova ad affrontare pesanti tagli dal momento che i posti di consulenti e sostenitori per l’impiego sono rimasti particolarmente colpiti, il Citizens Advice Bureaux ha emanato 900 esuberi il 27 gennaio, centinaia di centri per i bambini Sure Start chiuderanno quest’anno e 1000 lavoratori dei centri sono stati avvisati della minaccia degli esuberi, e anche la polizia non è immune dai tagli, con 20 mila perdite previste entro i prossimi due anni. Come spiegherò in un prossimo articolo, i piani per la silenziosa privatizzazione del Servizio sanitario nazionale riguardano anche il taglio del 10 percento della forza lavoro – almeno 100 mila persone – nonostante le promesse governative in difesa del Servizio sanitario nazionale, e il 27 gennaio, dopo che il comune di Liverpool ha annunciato la perdita di 1500 posti di lavoro, la GMB – il sindacato confederale inglese che conta oltre 600 mila iscritti, per lo più lavoratori nelle amministrazioni locali e nel servizio sanitario – ha avvertito che con le perdite annunciate a Liverpool è stata raggiunta la quota di 145,842 posti persi in 212 consigli comunali ed enti locali, ovvero il 25% degli iscritti al sindacato. Una settimana dopo, il comune di Manchester ha annunciato la perdita di 2000 posti e quello di Birmingham ha annunciato il venerdi dopo la perdita di 7000 posti. Il 2 febbraio, il sindacato ha aggiornato le proprie stime, con 150,059 posti persi in 260 comuni e ha avvertito che era ancora in attesa dei dati di 137 distretti piccoli, da 22 distretti estesi (9 circoscrizioni di Londra, 2 di Met, 2 contee e 8 Enti unitari) 21 comuni in Scozia, 18 in Galles e 44 di altri enti". È possibile consultare i dati delle perdite di lavoro in un dossier creato da UNISON, il sindacato del settore pubblico più grande con oltre 1.3 milioni di iscritti.
Colpisce il fatto che, nonostante questo dramma, non sia emerso alcun movimento di protesta, ma in un paese che – come tanti altri in Occidente – ha visto progressivamente dissiparsi il senso di comunità e il valore della solidarietà, forse non c’è da stupirsi. I sindacati, i cui membri sono rimasti colpiti dalla carneficina di posti di lavoro da parte del governo, da poco tempo hanno discusso su come coordinare scioperi, qualcosa che non si vedeva dai tempi più bui di Margaret Thatcher, ma pare stiano cercando di convogliare il maggior numero di persone per la “Marcia dell’alternativa: lavoro, crescita, giustizia”, che si terrà a Londra il 26 marzo.
Si spera che questa manifestazione e la marcia possano contare su diversi gruppi e individui uniti per la prima volta e che si possano creare nuovi network per la protesta e per agire, ma bisogna ammettere che a combattere l’ipocrisia, la stupidità e la crudeltà del governo si è distinto in particolar modo, dall’inizio della crisi finanziaria e delle ciniche manovre della coalizione governativa, l’azione di UK uncut , “il movimento di protesta dalla crescita più veloce nel paese”, secondo un articolo pubblicato dal Guardian di giovedì scorso.
Agli analisti piace il fatto che il gruppo – creato lo scorso ottobre in un pub a Londra, dove degli amici cercavano forme originali di protesta contro l’evasione fiscale della Vodafone – si sta diffondendo grazie ai social network e le suggestive occupazioni dei punti vendita dei maggiori evasori di tasse – a partire da Vodafone (vedere l’articolo qui) ma anche l’imperio di Philip Green’s Arcadia (Topshop, BHS, Dorothy Perkins e Miss Selfridge), Boots (dove la polizia ha usato spray lacrimogeno sui manifestanti), Tesco Walkers Crisps e Cadbury’s. Barclays, Lloyds e HSBC. Se la protesta creativa è sempre uno strumento potente, specie quando ha elementi teatrali e ridicolizzanti, come hanno dimostrato i movimenti contro-culturali a partire dagli anni ’60, tuttavia è il messaggio la principale forza di UK Uncut . Ecco, ad esempio, la risposta del gruppo alla dichiarazione del governo che “i tagli sono necessari e non ci sono alternative”:

Ci dicono che è vitale ridurre il deficit e che l’unico modo di farlo è ridurre la spesa pubblica. Ma questo non è il nostro caso. Ci sono alternative ma il governo sceglie di ignorarle, dimostrando così che i tagli sono di natura ideologica e non dovuti alla necessità.

– Una alternativa consiste nel reprimere l’evasione fiscale delle corporazioni e dei ricchi, che si stima costi allo stato 95 miliardi di sterline all’anno

– Un’altra è quella di far pagare alle banche la crisi che esse stesse hanno creato: l’anno scorso hanno distribuito oltre 7 miliardi di sterline per i bonus e 4 banche da sole hanno ottenuto profitti per 24 miliardi
Le tasse evase ed evitate in un solo anno potrebbero pagare 81 miliardi, quanto 4 anni del programma di tagli.
Ed ecco la loro risposta alla pretesa che “I tagli sono giusti, ci siamo tutti dentro”:
Da quando è iniziata la crisi bancaria:
– Lo stipendio dei 100 direttori del FTSE è aumentato in media del 55%
Le tasse corporative sono state tagliate
– Il governo non ha manifestato alcuna intenzione di reprimere l’evasione fiscale, invece ha optato per tagliare il personale all’HMRC
– I profitti delle banche e i bonus si contano in svariati miliardi
– Non c’è stata alcuna riforma dei sistemi bancari.

Lo stesso David Cameron ha detto che i tagli cambieranno lo “stile di vita dei britannici ”. Ogni aspetto di ciò che è stato ottenuto dalle lotte di generazioni sembra essere minacciato – dalla svendita dei boschi , la privatizzazione dei servizi sanitari, la chiusura delle biblioteche e piscine, eliminazione delle corse dei pullman rurali. Cameron nasconde che i tagli colpiranno in modo sproporzionato i poveri e i deboli , con i tagli al sostegno per la casa, al sostegno dei disabili, ai crediti d’imposta dell’assistenza ai bambini, EMA, al programma Every Child a Reader, Sure Start e Future Jobs Fund, solo per citarne alcuni.
I fatti sono chiari, non ci siamo tutti dentro in questa storia, noi paghiamo per la follia di banchieri irresponsabili mentre i ricchi traggono profitto.
Il governo è obbligato a dichiarare che i tagli sono necessari perché sanno che la gente non li accetterebbe mai se così non fosse. Sperano di fare il lavaggio di cervello e portare la gente all’inazione, ripetendo la stessa bugia in continuazione.
Ci sono alternative ai tagli e non ci siamo tutti dentro. Ma se non ci diamo da fare e diciamo tutto ai nostri amici, ai parenti e a chi ci sta intorno, loro la faranno franca.
Se non avete ancora letto di UK uncut è bene che visitiate il loro sito e che vi facciate coinvolgere. Dopo aver causato la chiusura temporanea di oltre 100 filiali di negozi che evadono le tasse negli ultimi 5 mesi, il gruppo ha inscenato il primo giorno di azione contro le banche del Regno Unito il 19 febbraio combinando come sempre la creatività teatrale con il loro forte messaggio in stile Robin Hood per una redistribuzione della ricchezza da fare subito per salvare i molti che soffrono per far arricchire i pochi.
Come riportato dal Guardian giovedì:

“L’idea stavolta non è di chiudere quei posti ma di aprire le banche delle strade principali, occupandole e usandole per questioni più importanti per la comunità” dichiara Daniel Garvin del gruppo.
Lui e altri manifestanti hanno mobilitato migliaia di attivisti su Twitter usando il tag #UKuncut da quando il gruppo si è formato ad ottobre.
Le proteste, che accadono proprio dopo che le banche hanno rivelato i pacchetti di bonus multimilionari programmati per le prossime settimane , hanno coinvolto un insieme di azioni dirette, pacifiche e creative.
“ Se le biblioteche vengono chiuse in un’area, la gente potrebbe mettersi a leggere in banca” ha dichiarato Garvin.
“Il limite per il sostegno alla casa significa che la gente perde la propria casa, così alcuni potrebbero decidere di dormire nel proprio posto di lavoro. Si chiudono i teatri così si può inscenare una commedia.”
“I servizi sanitari vengono tagliati, perché non tirare su una clinica per la strada? I fondi all’educazione sono spariti e allora si potrebbe fare una serie di lezioni all’aperto”
Garvin ha anche detto che un gruppo preoccupato per una piscina ha deciso di mettere una piscina per bambini in una banca locale

Ecco un video su UK Uncut, prodotto dal Guardian:

Andy Worthington ha scritto The Guantánamo Files: The Stories of the 774 Detainees in America’s Illegal Prison (pubblicato da Pluto Press) e di altri due libri: Stonehenge: Celebration and Subversion e The Battle of the Beanfield. Da vedere anche la mia definitive Guantánamo prisoner list, aggiornata a luglio 2010, dettagli sul nuovo documentario “Outside the Law: Stories from Guantánamo” (co-diretto da Polly Nash e Andy Worthington) e la definitive Guantánamo habeas list e la lista cronologica dei suoi articoli , e se volete, potete fare una donazione
Fonte: www.andyworthington.co.uk
Link: http://www.andyworthington.co.uk/2011/02/12/battle-for-britain-fighting-the-coalition-governments-vile-ideology-and-praise-for-uk-uncut/
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RENATO MONTINI
Nota: Vedere anche articolo su Take Vat, un gruppo simile a UK Uncut formato il mese scorso per far conoscere le aziende che non pagano l’IVA, e che ha fatto la prima manifestazione lo scorso 12 febbraio a London e a Leeds.
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