DI
JOSEPH STIGLITZ
project-syndicate.org
Supponiamo che qualcuno dovesse descrivere un piccolo paese che assicura l’istruzione universitaria gratuita per tutti i suoi cittadini, trasporti scolastici per i bambini e assistenza sanitaria gratuita – compresa la chirurgia cardiaca – per tutti. Si potrebbe sospettare che un tale paese sia straordinariamente ricco o sulla corsia prefereziale per una crisi fiscale.
Dopo tutto, i paesi ricchi dell’Europa stanno rendendosi conto sempre più che non possono pagare per l’istruzione universitaria, e chiedono ai giovani e alle loro famiglie di sostenerne i costi. Da parte loro, gli Stati Uniti non hanno mai tentato di offrire il college gratuito per tutti, e c’è voluta una dura battaglia solo per garantire l’accesso all’ assistenza sanitaria ai poveri americani – una tutela che ora il partito repubblicano sta lavorando duramente per abrogare, perché il paese non può permetterselo.
Ma le isole Mauritius, una piccola nazione al largo della costa orientale dell’Africa, non sono né particolarmente ricche, né sulla via della crisi di bilancio. Tuttavia, hanno trascorso gli ultimi decenni a costruire con successo una economia diversificata, un sistema politico democratico, e una forte rete di sicurezza sociale. Molti paesi, non ultimo gli Stati Uniti, potrebbero imparare dalla sua esperienza.
In una recente visita in questo arcipelago tropicale di 1,3 milioni di persone, ho avuto la possibilità di vedere alcuni dei passi in avanti fatti alle Mauritius – realizzazioni che possono sembrare sconcertanti, alla luce del dibattito negli Stati Uniti e altrove. Considerate la proprietà della casa: mentre i conservatori americani dicono che il tentativo del governo di estendere la proprietà della casa al 70% della popolazione statunitense è stato la causa del tracollo finanziario, l’87% dei Mauriziani possiede una casa di proprietà – senza alimentare nessuna bolla immobiliare.
Ma ora arriva il difficile: alle Mauritius il PIL è cresciuto più rapidamente del 5% all’anno per quasi 30 anni. Sicuramente, deve esserci un "trucco". Le Mauritius devono essere ricche di diamanti, petrolio, o di qualche altra merce di valore. Ma le Mauritius non hanno risorse naturali sfruttabili. Infatti, quando si avvicinava l’indipendenza dalla Gran Bretagna, ottenuta nel 1968, le prospettive erano così tristi che il vincitore del Premio Nobel per l’economia James Meade nel 1961 scrisse: "Sarà un grande risultato se [il paese] riuscirà a garantire un’occupazione produttiva per la sua popolazione senza una grave riduzione degli attuali livelli di vita. … Le prospettive di uno sviluppo pacifico sono deboli."
Come a dimostrare che Meade sbagliava, i Mauriziani hanno aumentato il reddito pro capite da meno di 400 dollari al tempo dell’indipendenza a più di 6.700 dollari di oggi. Il paese è progredito dalla monocultura a base di zucchero di 50 anni fa ad un’economia diversificata, che comprende il turismo, la finanza, il tessile, e, se i piani attuali daranno i loro frutti, la tecnologia avanzata.
Durante la mia visita, il mio interesse era quello di capire meglio che cosa aveva portato a quello che alcuni hanno chiamato il Miracolo delle Mauritius, e che cosa si potrebbe imparare. Ci sono, infatti, molte lezioni, alcune delle quali dovrebbero essere tenute ben presenti dai politici degli Stati Uniti e altrove, che combattono le loro battaglie di bilancio.
In primo luogo, la questione non è se noi possiamo permetterci di fornire assistenza sanitaria o istruzione per tutti, o garantire la proprietà della casa in maniera diffusa. Se le Mauritius possono permettersi queste cose, anche l’America e l’Europa – che sono di diversi ordini di grandezza più ricche – possono anche loro. La questione, piuttosto, è come organizzare la società. I Mauriziani hanno scelto un percorso che porta a maggiori livelli di coesione sociale, di benessere e di crescita economica – e a un minor livello di disuguaglianza.
In secondo luogo, a differenza di molti altri piccoli paesi, le Mauritius hanno deciso che la maggior parte delle spese militari sono uno spreco. Non è necessario che gli Stati Uniti arrivino a questo: solo una parte dei soldi che l’America spende in armi contro nemici che non esistono, permetterebbe di fare molta strada verso la creazione di una società più umana, inclusa l’assistenza sanitaria e l’istruzione a chi non se le può permettere.
In terzo luogo, le Mauritius hanno riconosciuto che senza risorse naturali, la sua unica risorsa era la gente. Forse questo apprezzamento per le sue risorse umane è anche ciò che ha portato le Mauritius a rendersi conto che, date le differenze religiose, etniche e politiche del paese – che alcuni avevano cercato di sfruttare per indurlo a rimanere una colonia britannica – l’istruzione per tutti era fondamentale per l’unità sociale. Quindi c’è stato un forte impegno per le istituzioni democratiche e la cooperazione tra lavoratori, governo e datori di lavoro – esattamente l’opposto di quel tipo di dissenso e di divisione che oggi viene provocato dai conservatori negli Stati Uniti.
Questo non vuol dire che alle Mauritius non ci siano problemi. Come molti altri paesi di successo dei mercati emergenti, le Mauritius sono colpite da una perdita di competitività dei tassi di cambio. E, dato che sempre più paesi sono intervenuti per indebolire i loro tassi di cambio in risposta al tentativo dell’America di fare svalutazioni competitive attraverso il quantitative easing, il problema sta diventando sempre peggio. Quasi sicuramente, anche le Mauritius dovranno intervenire.
Inoltre, come molti altri paesi del mondo, le Mauritius oggi si preoccupano per l’inflazione importata da alimentari ed energia. Rispondere all’inflazione aumentando i tassi di interesse non farebbe che aggravare i problemi dei prezzi elevati con una elevata disoccupazione e un tasso di cambio ancor meno competitivo. Interventi diretti, restrizioni agli afflussi di capitale a breve termine, tasse sui capital-gains, e stabilizzare il sistema bancario attraverso una regolamentazione prudenziale, sono tutte misure che dovrebbero essere considerate.
Il miracolo delle Mauritius dura dall’indipendenza. Ma il paese lotta ancora con alcuni dei suoi retaggi coloniali: la disuguaglianza nella proprietà della terra e nella ricchezza, così come la vulnerabilità alla politica globale ad alto rischio. Gli Stati Uniti occupano una delle isole al largo delle Mauritius, la Diego Garcia, come base navale, senza indennizzo, ufficialmente in locazione dal Regno Unito, che non solo ha mantenuto le Isole Chagos, in violazione delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, ma ha anche espulso i suoi cittadini e si rifiuta di permettere loro di ritornare.
Gli Stati Uniti ora devono agire bene nei confronti di questo paese pacifico e democratico: riconoscere alle Mauritius la proprietà legittima di Diego Garcia, rinegoziare il contratto di locazione, e riscattare i peccati del passato pagando una giusta somma per la terra occupata illegalmente da decenni.
Versione originale:
Joseph Stiglitz
Fonte: www.project-syndicate.org
Link: http://www.project-syndicate.org/commentary/stiglitz136/English
Versione italiana:
Fonte: http://vocidallestero.blogspot.com/
Link: http://vocidallestero.blogspot.com/2011/03/il-miracolo-delle-muritius.html