La Cina ha richiesto ulteriori concessioni strategiche dall’Europa prima di accordarsi per salvare l’eurozona, raffreddando le speranze per gli acquisti immediati delle obbligazioni italiane.
DI
AMBROSE EVANS-PRITCHARD
Telegraph.co.uk
Il Premier Wen Jiabao ha riferito che il suo Paese farà la sua parte per "impedire l’ulteriore diffusione della crisi del debito pubblico", ma ha avvisato che la Cina non firmerà un assegno in bianco per quegli stati che non sono riusciti a implementare tutte le riforme.
"Le nazioni devono prima mettere le proprie case in ordine", ha detto al World Economic Forum che si è tenuto a Dalian.
Wen ha riferito di aver parlato a José Manuel Barroso, il presidente della Commissione Europea, descrivendo le condizioni per un intervento cinese.
"Gli ho fatto presente che siamo fiduciosi del fatto che l’Europa supererà le proprie difficoltà e che riuscirà a recuperare in pieno. Abbiamo già espresso in varie occasioni la nostra disponibilità a tenere una mano e a investire di più nelle nazioni europee."
"Allo stesso tempo, dovremo fare passi decisi per reindirizzare gli obbiettivi strategici della Cina. Noi crediamo che le nazioni europee dovranno riconoscere alla Cina lo status di economia di mercato", ha detto, riferendosi alle regole della World Trade Organisation.
"Cercando di essere sinceri sull’argomento […] è il modo in cui un amico tratta un altro amico", ha detto.
Li Daokui, un membro della commissione di politica monetaria della banca centrale della Cina, ha fatto presente che nessuno dovrebbe illudersi che la Cina voglia giocare a fare il cavaliere bianco.
"Non credo che ci sia una nazione che possa essere salvata dalla Cina nel mondo di oggi. I Paesi possono solo salvarsi da soli spingendo per le riforme", ha riferito a un gruppo presente al forum, ricordando il linguaggio della cancelliera tedesca, Angela Merkel.
Il professore Li ha affermato che la Cina dovrebbe smettere di investire le proprie ricchezze tanto faticosamente guadagnate nel debito occidentale e farebbe meglio a spostare i suoi pacchetti verso "asset fisici", tra cui le azioni delle più grandi aziende dell’Occidente.
"La Cina è l’investitore più impaziente del mondo. Ma immaginate se i vostri 3,2 trilioni di dollari in riserve fossero controllati da George Soros: i mercati finanziari sarebbero in un caos ancora maggiore", ha detto.
La Cina ha accumulato circa 800 miliardi di euro di obbligazioni dell’eurozona nell’ultimo decennio, principalmente dai paesi AAA come Germania, Francia e Paesi Bassi. Questo è un fattore cruciale per spiegare le forza dell’euro.
È già intervenuta varie volte sui mercati periferici dallo scoppio della crisi, e dovrebbe aver accumulato 50 miliardi di euro di debito spagnolo.
Comunque, l’ascesa senza sosta dei rendimenti spagnoli e italiani nel corso dell’estate indica i limiti degli acquisti cinesi. La banca centrale della Cina ha già sofferto perdite in titoli sul debito portoghese dopo aver ubbidito alla fanfara che reclamava la necessità del salvataggio di quella nazione.
Il ministro delle finanze italiano Giulio Tremonti ha detto che sarà difficile persuadere gli investitori asiatici a comprare il debito italiano quando anche la Banca Centrale Europea è così esitante a farlo.
Il fondo sovrano cinese – Cina Investment Corporation – ha tenuto colloqui con l’Italia ma è più interessato a comprare beni industriali e strategici.
Lou Jiwei, il direttore di CIC, ha subito un duro attacco in Cina dopo le perdite avute sugli investimenti statunitensi dopo la crisi di Lehman. È quindi improbabile che metta a rischio la sua carriera per una seconda volta con la mossa sul debito italiano o spagnolo.
Le condizioni del mercato sotto il WTO per la Cina erano diventate un Santo Graal, sia perché rende la nazione meno vulnerabile alle sanzioni “anti-dumping”’ dell’Unione Europea e anche perché segna il suo ingresso definitivo nell’economia globale.
Pechino è contrariata del fatto che l’Unione Europea abbia riconosciuto alla Russia uno lo status di economia di mercato, malgrado il Cremlino abbia commesso evidenti violazioni delle regole del WTO, affermando che il "doppio standard" è una forma mascherata di protezionismo.
In base al suo accordo di adesione al WTO nel 2001, la Cina sarebbe rimasta un’"economia non di mercato" per quindici anni a meno che altri membri non avessero acconsentito ad accelerare il processo. Ci potrebbero essere problemi anche per il 2016 se le maggiori potenze faranno sbarramento.
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Fonte: China states price for Italian rescue
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE