DI
MASSIMO FINI
ilgazzetino.it
I partiti dovrebbero salire in pelligrinaggio sulla collina di Sant’Ilario, sopra Genova, dove abita Beppe Grillo, per erigergli un monumento. Se non ci fosse stato il Movimento 5 Stelle l’astensione sarebbe arrivata al 50 per cento e si sarebbe posta la questione se in Italia esiste ancora la democrazia rappresentativa. Si obbietterà che in Italia la partecipazione alle amministrative è sempre stata inferiore alle politiche. Ma in prospettiva 2013 potrebbe essere vero il contrario.
Le amministrative riguardano anche una miriade di piccoli comuni dove può esistere un rapporto di fiducia con il sindaco perché tutti si conoscono e in ogni caso è sempre possibile quando quello esce di casa chiedergli personalmente conto di ciò che ha fatto o non ha fatto.
Più il cerchio si allarga più il rapporto di fiducia si allenta. Non per nulla, in questa tornata, le maggiori astensioni si sono registrate nelle grandi città. Nel 2013 quando ci sarà da giudicare l’operato dei politici nazionali l’astensione potrebbe diventare valanga.
I partiti sembrano non rendersi conto che stanno ballando sull’orlo di un vulcano in eruzione. Ho sentito esponenti del Pd, dell’Idv, del Sel dichiarare trionfalmente di aver vinto. Sì, hanno vinto, ma su un elettorato dimezzato, l’altra metà li butterebbe nel cratere insieme al Pdl e alla Lega. La crisi ha aperto gli occhi ai cittadini che si sono finalmente accorti di essere presi in giro da almeno trent’anni, governasse le destra o la sinistra o tutte e due insieme. Negli anni Ottanta ci sono state le elargizioni clientelari ai fini del voto di scambio, le casse integrazioni protratte all’infinito, l’inflazione a due cifre, che hanno dissanguato le casse dello Stato, cioè le tasche dei cittadini che non partecipavano alla baldoria, mentre non c’era appalto senza tangente politica, il che ci è costato secondo stime molto prudenziali, 630 miliardi.
Nel 1993-94 la nascita della Lega e le conseguenti inchieste giudiziarie avrebbero dovuto suonare come un avvertimento ai partiti perché rientrassero nelle loro, limitate, funzioni. E invece sono state cambiate, ancora una volta, le carte in tavola; i magistrati sono diventati i veri colpevoli, i ladri, le vittime, e, per sopramercato, giudici dei loro giudici. Poi è venuta la lunga stagione berlusconiana che alle antiche malefatte ha aggiunto quelle di un regime personale che ha tolto al popolo italiano quel poco di senso della legalità e della responsabilità che ancora gli restava. Ma con la crisi ci si è resi conto che se tutti rubano non resta più nessuno a cui rubare e si va a picco. Ecco perché le elezioni del 2013, Grillo o non Grillo, potrebbero segnare, con un’astensione colossale, la fine della democrazia rappresentativa all’italiana.
Massimo Fini
Fonte: www.ilgazzettino.it