Nella sezione tecnologie dell’edizione on line del quotidiano La Stampa è comparso ieri un articolo dal titolo Il progetto del Pentagono: microchip per monitorare la salute dei soldati
L’articolo bisogna dire che è abbastanza equilibrato, in quanto oltre a riferire i progetti della diabolica DARPA di "impiantare dei nanochip in alcuni soldati in modo da monitorarne lo stato di salute" (da notare che si parla espressamente di nanochip, ovvero microchip dell’ultima generazione, sempre più miniaturizzati), ed oltre a fornire alcune fonti, riporta le denunce di K. Albrecht, autrice del libro spychips.
Secondo Albrecht la sperimentazione di simili soluzioni su persone soggette a discipline particolari come prigionieri e militari è solo il primo passo verso un tracciamento degli individui più capillare.
L’articolo segnala anche una ricerca dell’Università di Stanford per lo sviluppo di microrobot da inviare nel sangue che possano "trasmettere via wireless dati sulle condizioni di salute di un paziente e perfino di rilasciare dei farmaci nel flusso sanguigno". E conclude ricordando correttamente che l’idea di impiantare microchip per monitorare/controllare le persone a distanza "è sempre stata tipica della fantascienza distopica", di racconti, romanzi e fumetti di fantascienza che descrivevano un orrido futuro totalitario in stile orwelliano.
Da notare le ultime righe
A ciò si aggiunge la preoccupazione per i possibili effetti collaterali di questi dispositivi sull’organismo umano che in alcuni casi sembrano aver causato tumori negli animali domestici.
La fonte sui casi di cancro negli animali microchippati è un articolo in inglese (http://www.wnd.com/2010/03/131533/) appena possibile ne tradurremo almeno qualche bran.
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