Di Solange Manfredi
Premessa.
Guido Giannettini, recentemente scomparso, era un agente del SID.
Il suo nome comparve per la prima volta nel corso delle indagini relative alla strage di Piazza Fontana. Ricordiamo come:
Il 13 marzo del 1972 Freda e Ventura vengono arrestati dal giudice Calogero di Padova con l’accusa di aver organizzato gli attentati a Milano del 25 aprile e l’8 e 9 agosto a danno di alcuni treni.
Il 21 marzo 1972 il fascicolo viene trasferito alla procura di Milano, sono emersi altri fatti che indicano gli arrestati come possibili autori della strage di Piazza Fontana (http://paolofranceschetti.blogspot.com/2007/12/piazza-fontana-12-dicembre-1969-nessun.htm) e la procura competente territorialmente è il capoluogo lombardo.
L’indagine viene affidata al giudice Gerardo D’Ambrosio e i sostituti Luigi Rocco Fiasconaro ed Emilio Alessandrini
Il giudice D’Ambrosio incomincia gli interrogatori. Si reca più volte presso il carcere di Monza per sentire Ventura. Questi dopo alcuni giorni, e messo davanti all’evidenza delle prove raccolte a suo carico, inizia a fare le prime ammissioni riguardo le bombe di Padova, Milano e sui treni ma aggiunge che, in realtà, lui operava come infiltrato presso la cellula neonazista di Freda su ordine dei servizi segreti, ed indica quale referente un certo Giudo Giannettini agente del SID.
Guido Giannettini, dalle indagini della magistratura, risulta un quarantenne, sottotenente della riserva, e giornalista specializzato in problemi militari. Tentano di rintracciarlo, ma invano. Giannettini è scomparso.
Il giudice D’Ambrosio invia, quindi, una richiesta al SID per sapere se tal Giudo Giannettini sia effettivamente un loro agente.
La risposta del massone Generale Miceli, capo del SID è negativa. No, Giudo Giannettini non risulta appartenere ai servizi, ma aggiunge anche che non è a conoscenza di tutte le identità dei suoi informatori.
La risposta è sicuramente prudente, ma anche allarmante. Il capo dei servizi non è in grado di dire chi lavora per il SID.
L’inchiesta si blocca.
Colpo di scena.
Il 20 giugno 1974 il Ministro della Difesa Giulio Andreotti rilascia un’intervista al “Mondo” in cui afferma non solo che Giannettini è un informatore del SID regolarmente remunerato, ma anche che, grazie a lui, il SID era al corrente della pista nera per quanto riguarda le bombe di Milano, ma aveva deciso di non trasmetterle l’informativa alla magistratura[1].
La fuga di Giannettini.
Le dichiarazioni di Andreotti portano all’espulsione dalla Francia di Giannettini che, resosi conto che qualcosa non va, scappa in Argentina. Che cosa è successo? Sino a quel momento Giannettini aveva goduto di assoluta protezione ora, invece, proprio il responsabile politico dei servizi segreti fa saltare la sua copertura, e lo fa addirittura attraverso una intervista alla stampa, perché?
L’agente del Sid deve avere della risposte e deve fare pressione sulle persone giuste, ma non può farlo dall’altra parte dell’emisfero.
Probabilmente è questa la ragione che lo porta a costituirsi presso l’Ambasciata d’Italia a Buenos Aires.
Durante il volo di rientro in Italia Giannettini scrive una sorta di promemoria su fatti ritenuti di particolare interesse. Probabilmente una sorta di “avvertimento” su quello che è pronto a dire nel caso in cui venga “abbandonato”.
Giunto in Italia Giannettini si muove in modo estremamente intelligente e chiede al suo legale di recarsi dal giudice D’Ambrosio per riferirgli che vuole collaborare.
E’ un giovedì.
D’Ambrosio si dichiara disponibile immediatamente, ma l’avvocato dice di avere un impegno non solo quel pomeriggio ma anche il giorno dopo, venerdì. Sarà possibile ascoltare Giannettini lunedì.
Uscito dalla stanza di D’Ambrosio il legale di Giannettini si reca presso l’ufficio stampa del Tribunale e rilascia una dichiarazione ai giornalisti in cui afferma che lunedì il suo cliente, desideroso di collaborare, verrà sentito dal giudice.
Ora l’intento di collaborare di Giannettini è di dominio pubblico.
Probabilmente qualcuno deve avere molta paura di tale collaborazione. Ci sono tre giorni prima che Giannettini inizi a parlare. Ma la corsa contro il tempo riesce. Il giorno prima dell’interrogatorio di Giannettini, ovvero di domenica, viene notificata al giudice D’Ambrosio la decisione della Cassazione (che si rivelerà, poi, assolutamente sbagliata) di trasferire l’inchiesta a Roma (evidentemente, quando serve, la macchina giudiziaria funziona velocemente e addirittura nei giorni feriali). D’Ambrosio non ha più titolo per interrogare Giannettini.
Cosa avrebbe detto Giannettini a D’Ambrosio?
Chi poteva avere tanto da temere dall’interrogatorio di Giannettini, ed essere tanto potente, da impedirlo facendo notificare di domenica una decisione (peraltro sbagliata) della Cassazione?
Probabilmente qualcosa si può desumere dal promemoria scritto da Giannettini durante il volo di rientro in Italia da Buenos Aires.
Memoriale Giannettini.
Durante il volo di rientro in Italia, Giannettini scrive un promemoria su fatti di particolare interesse.
Ne riportiamo alcuni stralci:
“14/08/1974
Ricostruzione avvenimenti italiani.
3 fasi (in sostanza) diverse di manipolazione sei gruppi extraparlamentari di sinistra o (e) di destra da parte di gruppi di pressione esteri o interni:
– 1° fase: 1967-1970 (circa)
– 2° fase: 1970-1972 (circa)
– 3° fase: 1973-1974.
1° fase
Nel 1967-1970 i principali ambienti extraparlamentari strumentalizzati da forze “occulte” erano di sinistra, poiché la destra non esisteva politicamente, e i gruppi extraparlamentari di destra non erano ancora sufficientemente organizzati.
Ciò non esclude, ovviamente, che anche qualche elemento di destra possa essere stato manipolato. Comunque per una ricerca della verità, cioè di cosa esattamente si muovesse dietro ad avvenimenti rimasti finora inspiegati, il punto di partenza può essere “cui prodest”? latino, “ a chi giova?”….
All’inizio del 1969, G.G. Feltrinelli abbandonava le attività politiche a carattere più o meno legale, e lavorava alla creazione di una organizzazione clandestina e di basi per la guerriglia.
Egli motivava tale atteggiamento con la convinzione che in Italia fosse imminente un colpo di stato militare appoggiato più o meno all’estrema destra…
Feltrinelli aveva contatti (diretti o indiretti) con il principale servizio federale tedesco, B.N.D. (Bundesnachrichtendienst, diretto dal generale Gehlen fino al marzo 1968, e dal generale Russell poi) che operava in funzione anti-sovietica anche con gli extraparlamentari di sinistra; e, sembra, con la C.I.A., a seguito di un ravvicinamento segreto tra gli U.S.A. e Fidel Castro (amico di Feltrinelli), pagato con la testa di Che Guevara.
D’altra parte i contatti (diretti o indiretti) di Feltrinelli con la C.I.A. e la B.N.D. risalgono a molto tempo fa, quando aveva organizzato il trasferimento in occidente dl manoscritto del “dottor Zivago” di Boris Pasternak, trasferimento organizzato attraverso i canali dell’organizzazione russa anticomunista N.T.S. (Narodno-Trudovoy Solidaristov), appunto sostenuta dalla C.I.A. e dal B.N.D….
2° Fase (1970-1971)
Per quanto concerne la vicenda Feltrinelli/Calabresi va detto quanto segue:
Le principali basi di appoggio di Feltrinelli e della sua organizzazione si trovavano nella Germania occidentale e in Austria, dove tra il 1969 e il 1971 il servizio federale tedesco BND assicurava una relativa impunità agli extraparlamentari di sinistra dell’intera Europa, in funzione antisovietica e di contrasto dei partiti comunisti filo-russi occidentali.
L’eliminazione del commissario Calabresi (che svolgeva indagini in Germania sugli elementi che stavano dietro a Feltrinelli e che potevano in qualche modo averne causato la morte) ha una spiegazione logica se si ammette che il funzionario stava appunto per trovare le prove del contatto (periodo 1969-1971) tra gli ambienti ufficiali di Bonn e i gruppi extraparlamentari di sinistra.
Tale scoperta sarebbe stata per Bonn tanto più grave proprio perché all’inizio del 1972 il governo federale aveva cambiato politica (da cui la successiva eliminazione della banda Baader-Meinhoff)…
3° Fase
La fase attuale, 1973-1974
Nella fase attuale hanno operato sia gruppi di destar che di sinistra: i primi sono i MAR, i SAM, Ordine Nero (i clandestini), dei secondi si possono citare le Brigate Rosse.
Di queste ultime va detto quanto segue:
A parte qualche elemento che rappresenta la continuità, l’ambiente umano che le forma non è più filo-castrista come ai tempi di Feltrinelli, ma Trotzikista. In quanto tale dovrebbe dipendere dalla centrale trotzkista di Parigi, definita TT dai servizi di informazione NATO, e diretta da Alain Krivine, Pierre Franck e Daniel Bensaid, più altri membri non francesi non identificati (il TT è segreto).
La centrale trotzkista mantiene contatti in Italia con Avanguardia Operaia attraverso il gruppo legato al giornale “Revolution” e diretto dai due fratelli Joshua…
Quanto alle organizzazioni clandestine di destra, non esiste una centrale internazionale, ma è praticamente certo che esisteva una centrale italiana almeno dalla fine del 1973, che programma ed attua un programma svolto attraverso gli atti di terrorismo e l’attività di gruppi paramilitari, la vera natura politica di tale centrale è difficile da identificarsi, poiché tutte le conseguenze della sua azione sembrano abbattersi proprio sulla destra.
Non è esclusa neppure una manipolazione parallela, da parte di una sola centrale, dei gruppi clandestini di destra e di sinistra (cioè anche delle brigate rosse)….
In realtà, la centrale può essere del tipo seguente:
A) un gruppo di potere politico (cioè che “conta”) che intende logorare l’attuale stato di cose per provocare mutamenti
B) un gruppo economico con gli stessi intenti
C) un gruppo militare I.C.S…”
Conclusioni
Dunque nel promemoria di Giannettini del 1974 troviamo che probabilmente:
– Feltrinelli aveva contatto diretti o indiretti con la CIA e con la BND che operava in funzione antisovietica con gli extraparlamentari di sinistra;
– L’eliminazione del commissario Calabresi avrebbe una spiegazione logica nelle indagini dallo stesso svolte in ambito internazionale (non per la morte di Pinelli);
– Le Brigate Rosse dipendevano da una centrale a Parigi;
– vi era una possibile manipolazione parallela da parte di una sola centrale sia dei gruppi clandestini di destra che di sinistra da parte di un gruppo di potere occulto.
Che dire….peccato che il giudice D’Ambrosio, nel 1974, non abbia potuto interrogare Giannettini.
[1] Tale protezione, secondo il Ministro Andreotti, fu decisa in una apposita riunione tenutasi a Palazzo Chigi (successivamente negherà di aver parlato di Palazzo Chigi, ma confermerà di aver detto che tale decisione fu presa in sede politica superiore). Alla riunione sarebbero stati presenti diversi Alti funzionari dei servizi segreti tra cui il capo del SID il massone Generale Miceli, il capo del controspionaggio il massone Generale Maletti nonché il presidente del consiglio Mariano Rumor e i ministri della Difesa e dell’Interno Mario Tanassi e Paolo Taviani.
Al processo di Catanzaro, chiamato come testimone, Andreotti negherà di aver partecipato alla riunione di cui ha parlato nell’intervista al Mondo. Negheranno anche Rumor e Tanassi. La procura della repubblica di Catanzaro, ravvisando nelle deposizioni il reato di falsa testimonianza e favoreggiamento nei confronti di Giannettini invierà a Milano per competenza i verbali delle sedute. La vicenda giungerà quindi alla commissione inquirente, alla camera e poi archiviata.