DI
AMBROSE EVANS-PRITCHARD
blogs.telegraph.co.uk
L’ex premier greco Lucas Papademos ha fatto una stima delle conseguenze di un ritorno alla Dracma.
“Alcuni dei calcoli che ho esaminato suggeriscono che l’inflazione potrebbe accelerare fino al 30%, o addirittura al 50%, a seconda dell’impatto degli eventi sulle aspettative e dalla forza degli effetti secondari dell’aumento dei prezzi sui salari,” ha detto al Wall Street Journal.
Potrebbe succedere, ma non c’è alcun motivo per cui debba succedere. Sarebbe il risultato di un errore di gestione politica.
L’Islanda ha sperimentato un collasso del 50% nel tasso di cambio dopo l’esplodere della crisi alla fine del 2008. Nel 2009 la sua inflazione era al 12%, nel 2011 del 5,4% e nel 2011 del 4% (dati OCSE). Ora è risalita al 6% mentre l’economia recupera vistosamente, ma questa è un’altra storia.
Dal punto di vista tecnico, la Grecia potrebbe fare lo stesso – o potrebbe andarci vicino. Nel paese ci sono economisti di prima classe. La task force dell’Unione Europea ha fatto meraviglie con le riforme strutturali. Per alcuni aspetti, la Grecia sta (molto tardivamente) guadagnando punti nei confronti della Germania, nel campo delle normative ultra-liberiste sul lavoro [1].
Il signor Papademos – che è stato un ottimo docente al MIT e uno dei due governatori della BCE a livello di premio Nobel negli ultimi anni (l’altro è Orphanides, anch’egli greco) – afferma che il costo totale [dell’uscita della Grecia dall’Euro] sarebbe tra tra i 500 e i 1000 miliardi, a seconda delle conseguenze transnazionali, eccetera. Be’, sì. Forse. Ma si presume che nel fatidico “Drachma Day” le banche centrali e le autorità mondiali potrebbero/vorrebbero intervenire con una massiccia iniezione di liquidi [nel mercato], proprio per evitare un contagio transnazionale. È per questo che i finanzieri più furbi si stanno preparando a una vivace – per quanto breve – risalita dei mercati, quando sarà il momento.
Dal mio punto di vista i rischi sono altri. Per Eurolandia il rischio è quello di un contagio lento, che accadrà in seguito, una volta che la sacralità dell’unione monetaria sarà stata violata, aggravando la crisi in corso mentre Portogallo, Spagna e Italia affondano sempre più nella deflazione da debito [2] (determinata da scelte politiche).
Il capo analista dell’agenzia di rating Fitch, David Riley, ha affermato durante un forum bancario tenutosi nella City [3] che la vicenda greca sta “demolendo le colonne portanti che sostengono l’unione monetaria”.
I leader europei hanno affermato, nell’ordine:
1) Non ci saranno salvataggi monetari.
2) Un default dei singoli stati all’interno dell’Unione Monetaria sono inconcepibili.
3) Una liquidazione dell’Unione Monetaria è fuori questione, folle, eccetera.
Ognuna di questa affermazioni si è dimostrata falsa. “La questione se l’Unione Monetaria Europea si avvii a diventare un regime di tassi di scambio fissi, piuttosto che un’effettiva unione monetaria, è di primaria importanza,” ha continuato Riley.
E lo è davvero. La credibilità dell’Unione si estinguerebbe. A quale velocità dipende dall’atteggiamento dei leader europei nei prossimi mesi. Ma chi crede sul serio a Wolfgang Schauble, che dice che l’Europa eliminerà le remore per un aiuto al Portogallo?
La Fitch dice che, nel momento in cui la Grecia uscirà [dall’UME], declasserebbe tutte le altre economie dell’Unione, dato che la confusione sarebbe generale, e le sopravvenienze passive decollerebbero [4].
Il signor Riley ha detto che i dirigenti europei, senza la Grecia, non potrebbero far finta di niente e tornare allo status quo ante, Si dovrebbe inaugurare un regime completamente nuovo per Eurolandia, e un salto di qualità verso l’unione fiscale che restituisca credibilità [all’Unione]. Come debba realizzarsi tutto questo, è tutt’altro che chiaro.
Sia come sia, il signor Papademos ha affermato che il ritiro dall’Euro per la Grecia sarebbe “catastrofico”. Questo è ima mantra religioso, o forse soltanto una minaccia. Sarebbe catastrofico se i leader dell’UE e l’FMI decidessero di renderlo tale. È una decisione politica. Qui l’opportunismo politico [5] sfuma nel ricatto politico.
Questo tipo di linguaggio viene usato ogni volta che si prevede una crisi svalutativa. L’Argentina nel 2001-2002, il Messico del 1994-1995, la crisi delle Tigri Asiatiche del 1997-1998, per non citarne innumerevoli altre nel corso della storia, incluso l’affrancamento da parte del Regno Unito da due malfunzionanti sistemi di tasso di cambio fisso, nel 1931 e nel 1992. “Nessuno ci aveva detto che potevamo farlo,” disse Sidney Webb, eminente laburista fabiano, dopo che i Tory tirarono fuori l’Inghilterra dal sistema aureo nel 1931. Difatti no, non l’avevano detto. Il mantra era stato che un abbandono del genere sarebbe stato, ma certo, “catastrofico”.
La catastrofe – letterale per la democrazia di Weimar e per la Terza Repubblica francese – fu per coloro che, privi di immaginazione politica, si aggrapparono ideologicamente, ciecamente, al meccanismo distruttivo del sistema aureo tra le due Guerre Mondiali [6].
Il signor Papademos è stato governatore della banca centrale greca [1994-2002], quando furono prese le iniziali, pessime decisioni, e in seguito vice presidente della BCE [2002-2010], mentre Francoforte presiedeva al disastro incombente.
Era al timone, o giù di lì, quando la politica monetaria stra-fallimentare della BCE spinse l’economia greca nella sua bolla disastrosa. Era vice presidente della BCE quando il deficit commerciale della Grecia raggiungeva il 16% del PIL.
Da uomo di punta del MIT, avrebbe dovuto sapere cosa stava per accadere. E cosa ha fatto al riguardo, se non è troppo ardire chiederlo? Non si è forse docilmente conformato alla politica della Bundesbank quando i semi del disastro venivano piantati, e poi quando la BCE ha alzato i tassi di interesse, due volte in momenti cruciali della crisi, e quando ha ritirato il suo sostegno creditizio alla Grecia all’inizio del 2010?
Papademos è un brav’uomo, un uomo onorevole [7]. È anche un uomo di progetto, totalmente compromesso dal suo stesso ruolo da protagonista in questa disfatta. È ovvio che cerchi di riscattare la sua eredità. È la natura umana.
Ma la triste verità è che il signor Papademos è responsabile per la crisi disperata che la Grecia sta affrontando molto di più di altre figure pubbliche, certamente più responsabile dello sfortunato George Papandreou, che aveva semplicemente ereditato le conseguenze di enormi errori strategici e monetari.
Papandreou cadeva dal pero, ma Papademos era complice. Di chi è davvero la colpa?
La fuoriuscita greca potrà forse essere catastrofica. Restare nell’Euro è già adesso un’evidente catastrofe.
C’è veleno e veleno.
Ambrose Evans-Pritchard
Fonte: http://blogs.telegraph.co.uk
Link: http://blogs.telegraph.co.uk/finance/ambroseevans-pritchard/100017364/papademos-grexit-and-catastrophe-blackmail/
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DOMENICO D’AMICO
Note del traduttore
[1] Nell’originale si parla delle note teorie della cosiddetta supply side economics (economia dell’offerta) di epoca reaganiana. Si diminuiscono le tasse, si liberalizza il liberalizzabile, e alla fine, se i ricchi diventano più ricchi, qualcosa “colerà giù” fino ai subumani incapaci di arricchirsi. Negli anni 80 George Bush (senior) definì questa ideologia “economia voodoo”.
[2] “Qui i debiti nominali diminuiscono, però addirittura aumentano i debiti reali, perché i prezzi cadono più rapidamente.” [ Harold James] “Supponiamo che sia stata acquistata una casa stipulando un mutuo. Quella stessa casa viene a costituire la garanzia collaterale per la banca che ha erogato il prestito, il che significa che in caso di inadempimento del debitore la casa sarà pignorata dalla banca. Se il prezzo di vendita potenziale della casa diminuisce di valore quando si stanno ancora pagando le rate del debito, allora si sarebbe nel bel mezzo di uno scenario di deflazione da debito.” [ Investitore Eccelente ]
[3] Ritengo che l’originale ”form” sia l’errata digitazione di “forum”.
[4] Ulteriori oscillazioni impreviste: “Oneri conseguenti ad aumenti di passività che sorgono in relazione ad operazioni estranee all’attività ordinaria di gestione, a seguito di eventi imprevedibili od occasionali. Ad esempio: risarcimento danni a terzi per mancata osservanza di norme o incidenti.” [Soldionline]
[5] “Shroud waving” (lett. “sventolio di sudari”) Approfittare di circostanze o prospettive tragiche per ottenere vantaggi politici o di altro genere.
[6] “Dopo la Prima guerra mondiale, molti paesi, a causa dell’eccessiva emissione di denaro per le spese belliche e della scarsità dell’oro, si trovarono in difficoltà nel garantire la diretta corrispondenza tra quantità d’oro detenuta e banconote in circolazione. Il g. fu di conseguenza abbandonato a favore del gold bullion standard o del gold exchange standard”. [ Treccani]
[7] Sardonico riferimento a Shakespeare (Giulio Cesare III,2).