Di Solange Manfredi
Servizi segreti, spie, terroristi e dintorni.
Enciclopedia dello spionaggio
Edito da Edizioni Attualità del Parlamento, 1993
Prefazione di Flaminio Piccoli.
Presentazione di Giuseppe Muratori.
Postfazione di Alberto Fumi.
Nel corso di questo anno, nel blog, abbiamo pubblicato diversi articoli in cui sottolineavamo le morti di alcune persone informate sui fatti, avvenute poco prima di essere ascoltati dai PM o prima dell’audizione a qualche commissione parlamentare d’inchiesta.
Il risultato di queste morti improvvise è sempre stata la mancata individuazione di mandanti ed autori dei vari delitti o stragi.
I modi in cui questi testimoni sono morti sono stati i più vari:
– incidenti stradali;
– rapine finite male;
– pallottole vaganti;
– suicidi;
– complicazioni post-operatorie;
– infarti, ecc..
In alcuni casi i lettori sono sembrati un po’ scettici quando abbiamo avanzato dubbi su alcune morti, soprattutto quando il referto autoptico confermava, magari, l’infarto o il cancro.
Allora vediamo come, secondo l’enciclopedia dello spionaggio (ed. Attualità del Parlamento, Roma), scritta da Giuseppe Muratori, Presidente dell’Istituto Ricerche Comunicazioni Sociali (IRCS) nel 1993, si può uccidere una persona facendo credere che sia deceduta per cause naturali.
E’ appena il caso di sottolineare come i metodi qui elencati siano stati resi pubblici nel 1993 e quindi, con buona probabilità, già all’epoca superati da tecniche molto più sofisticate ed ancora sconosciute (altrimenti non li avrebbero pubblicati).
Ecco alcuni metodi:
ACIDO CIANIDRICO, comunemente detto acido prussico. Sostanza letale ad effetto rapido e sicuro usato da agenti dei servizi segreti militari per assassinare i nemici. Nell’industria è usato come disinfettante gassoso[1];
ACIDO OSSALICO, usato nell’analisi chimica, come sbiancante nell’industria della stampa e nella produzione di tinture, detersivi, carta, gomma, ecc.. Anche questo usato come sostanza letale da agenti di certi servizi segreti militari per assassinare i nemici[2];
CELLULE CANCEROGENE VIVE, utilizzate con iniezioni da agenti di certi servizi segreti militari per assassinare avversari e agenti nemici. Il reperimento delle cellule cancerogene vive avviene, clandestinamente, nelle facoltà universitarie di medicina e in certi laboratori che le tengono di scorta per gli scienziati impegnati nella ricerca sulla cura del cancro[3] (se una persona muore di cancro come sospettare che sia stata uccisa?);
CIANURO, è un’arma di alluminio con silenziatore azionata da una pila da 1,5 volt. Spara proiettili formati da piccole fiale contenenti un veleno a base di cianuro che, dopo 5 minuti, non lascia alcuna traccia nell’organismo umano. E’ formata da tre cilindri, l’uno dentro l’altro. Il primo cilindro contiene una molla ed un pistone. La molla mossa da una leva spinge il pistone nel secondo cilindro. A quel momento la fialetta contenente il liquido si spezza ed il veleno è spruzzato verso il volto del nemico. La morte sopravviene in pochi istanti. Quando il medico effettua l’autopsia constata l’arresto cardiaco e diagnostica una crisi cardiaca [4];
TALLIO, sostanza priva di sapore ad effetto lento sul sistema nervoso usata dalle spie per avvelenare gli agenti nemici e i traditori[5].
Ma ancora non basta.
Se queste tecniche sono state rese note nel 1993 e, come abbiamo detto probabilmente venivano utilizzate nei decenni precedenti, un’altra tecnica, ancora più incredibile, la ricaviamo dagli atti della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, presieduta dall’ON Pellegrino (rintracciabile in internet all’indirizzo http://testo.camera.it/_dati/leg13/lavori/bollet/200010/1018/pdf/26.pdf)
E’ il 18 ottobre del 2000, quando, nel corso della 74° seduta, Arrigo Molinari, ex questore che morirà nella notte del 27 settembre 2005 con 10 coltellate infertegli nella sua casa di Audora[6] in una c.d. “rapina finita male”, dichiara:
MOLINARI “Prima del 1978 a San Martino, o nei pressi di San Martino, venne istituito un centro diagnostico (che adesso è presente in tutte le città d’Italia, in tutti gli ospedali), il cosiddetto TAC. Il primo di questi impianti ad essere installato in Italia. Ad installare questo impianto fu fittiziamente Rosati, che aveva la gestione di questa TAC. Ma in realtà la TAC era una struttura della P2 che doveva servire…
PRESIDENTE. Mi scusi avvocato Molinari, per comprendere meglio, lei sta parlando della tomografia assiale computerizzata, cioè un modo di indagine radiografica. La P2 quindi importava per prima questo tipo di macchinario.
MOLINARI. Come la P2 frequentava la pellicceria di Pavia "Annabella", gestiva anche questa struttura, perché doveva utilizzarla, non come ha ritenuto la magistratura per compiere truffe alla regione, ma per avere uno strumento, e avere in mano tutti i medici di San Martino e d’Italia che dovevano servirsi di esso quando avevano dei malati da curare. Dico di più. Quando capitava qualche politico o qualcuno che volevano disturbare o molestare, o che sapevano che stava poco bene, effettuavano anche una diagnosi falsa, dicendo che aveva un tumore. I malati poi, magari, si recavano in Inghilterra e scoprivano che il tumore non esisteva. Per cui questa TAC era una struttura della P2, non di Rosati, lo si sapeva, lo sapevano praticamente tutti. La P2 doveva impadronirsi della presidenza della facoltà di medicina; al riguardo c’è una mia relazione, non so se è stata acquisita”.
Secondo la dichiarazione di Molinari la P2, nel 1978, grazie alla complicità di medici “fratelli”, usava le strumentazioni ospedaliere per diagnosticare falsi tumori a persone “scomode”. Dopo eliminarli doveva essere facile, avvelenandoli con iniezioni che venivano fatte passare per cura. Geniale.
Ma la cosa più strana, almeno per me, è stata la reazione della Commissione ad una dichiarazione così atroce: NESSUNA!
Se scaricate l’audizione completa, potrete notare come la dichiarazione di Molinari non abbia fatto sobbalzare nessuno, e come la Commissione abbia preferito proseguire con altro discorso. O erano molto distratti, o non hanno capito la gravità di quanto veniva affermato, o, probabilmente, la cosa era già nota.
Certo questa tecnica richiede tempo e, se il personaggio scomodo deve essere eliminato velocemente, si può sempre ricorrere ai metodi elencati ad inizio articolo.
E la mente non può che tornare al Generale dei Carabiniere Manes, morto pochi minuti prima di deporre davanti alla Commissione parlamentare d’Inchiesta sullo scandalo del Sifar – Piano Solo per arresto cardiaco (vedi articolo: http://paolofranceschetti.blogspot.com/2008/01/quando-si-dice-che-il-meccanismo-sempre.html )
O ancora al colonnello Bonaventura, direttore dell’Ufficio analisi controspionaggio, terrorismo internazionale e criminalità organizzata transnazionale del SISMI, un personaggio-chiave nel caso del dossier Mitrokhin (era che per primo aveva materialmente ricevuto il dossier Mitrokhin, quindi colui che più di altri poteva attestarne l’autenticità), morto per infarto pochi giorni prima della sua audizione davanti alla Commissione Parlamentare chiamata ad indagare sul dossier.
Ed ancora al Colonnello Stefano Giovannone, iscritto ai Cavalieri di Malta, aveva ricoperto l’incarico di capocentro del SISMI a Beirut dal 1972 al 1981 che, arrestato nel corso dell’indagine per il traffico di armi tra OLP e Br, muore agli arresti domiciliari per “morte naturale”.
E perché no, in ultimo al capo del Corpo dei Vigili, l’ingegner Giorgio Mazzini che muore nel palazzo di giustizia di Torino dove si era recato per incontrare i magistrati che si occupano del rogo alla ThyssenKrupp. Aveva 67 anni e sarebbe andato in pensione due mesi dopo.
Ma la lista potrebbe continuare per pagine intere (vedi articolo su : http://paolofranceschetti.blogspot.com/2007/11/il-testimone-servito.html )
Certo, le tecniche riportate nell’articolo sono vecchie di decenni, oggi la scienza e la tecnica hanno fatto passi da gigante in tutti i sensi, anche in quelli, purtroppo, deputati ad uccidere un uomo senza lasciare traccia.
Ed allora, quando le morti sono troppo tempestive, qualche domanda in più ce la si deve poter porre, senza per forza essere immediatamente tacciati per dietrologi, mentre la magistratura farebbe bene ad indagare un po’ più a fondo, senza archiviare troppo velocemente una morte solo perché sul referto autoptico c’è scritto: “cause naturali”.
[1] Pg. 3
[2] Pg. 3
[3] Pg. 92
[4] Pg. 110
[5] Pg. 588
[6] Più volte ei mesi precedenti alla morte denunciò tentativi da parte di "sconosciuti" di inseguimenti e pedinamenti nei suoi confronti e dei suoi familiari. Fu soggetto di vari tentativi di sabotaggio da parte di non meglio identificati "individui" nei confronti della sua autovettura (cercarono di manomettere i freni). La morte lo coglie proprio pochi giorni prima della prima udienza della causa che aveva intentato contro la Banca D’Italia per signoraggio